Senato, ci voleva Tatarella per riportare l’armonia in casa di Renzi

22 Set 2015 13:26 - di Alberto Fraglia

Ma guarda un po’! Per mettere a tacere la minoranza scalpitante del Pd e portare a casa la riforma del Senato, non c’è altra soluzione che rispolverare il Tatarellum. Così il compianto ministro dell’Armonia, come fu “battezzato” Giuseppe Tatarella durante il periodo in cui fu al governo con Berlusconi, per le sue spiccate doti di equilibrio, di instancabile ricercatore di intese, di accordi e compromessi, pur di superare l’impasse e raggiungere l’obiettivo, ora serve a riportare armonia nel campo di Agramante. Di Matteo Renzi tutto si può dire, tranne che non sia un furbetto del quartierino. Proviamo a spiegare perché. Nel Pd, si sa, le cose non vanno proprio a gonfie vele, come il premier vorrebbe far credere. Oltre ad una minoranza riottosa che ha abbandonato la direzione indispettita dal tono minaccioso del leader e dalla sua straboccante presunzione nell’imporre diktat a dispetto dei numeri che faticano a comporsi al Senato sul tema della elettività dei futuri membri di Palazzo Madama, incombe sul cammino del governo l’ira di Pietro Grasso, che non ama essere bacchettato e neppure essere svuotato del ruolo che ricopre. Ma c’è anche il silenzioso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che potrebbe improvvisamente svegliarsi dal sonno e sbarrare la strada all’impetuoso ex sindaco di Firenze.

Tatarella ispirò la legge elettorale delle Regioni, nel 1995

Allora, che fa il Pittibullo? Rovistando nella cassaforte delle riforme elettorali, di cui è ricco lo scrigno della nostra malandata Repubblica, riscopre il Tatarellum. Ossia la Legge elettorale delle Regioni, approvata nel 1995. La inventò, appunto, Pinuccio Tatarella per mettere insieme il principio della elezione diretta con la designazione di secondo grado. In pratica, un meccanismo che individua nel listino la figura del Presidente designato, rinviando alla assemblea regionale la nomina effettiva. Secondo Gianfranco Pasquino tale meccanismo consente in sostanza ai partiti di mettere in una lista bloccata i propri candidati, anche quelli che non riescono a raccogliere preferenze. Di fatto, dei nominati. Tatarella, peraltro, studiò lo stratagemma elettorale proprio con Mattarella, il quale è anche lui un esperto in materia. La sua idea era quella di dare corpo ad una sorta di bipolarismo che non sviliva il sistema proporzionale. Aveva capito, prima di tanti altri, che quel meccanismo avrebbe agevolato la vittoria del centrodestra. Ora Renzi vuole replicarne gli effetti positivi sul proprio versante. Ma non è proprio la stessa cosa. Anche se, paradossi della politica, a salvarlo potrebbe essere proprio l’idea di un missino di altri tempi. Nel nome dell’Armonia.

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