Il presuntuoso Renzi dà i numeri. Per lui l’Italia va bene. Punto e basta

12 Set 2015 12:34 - di Silvano Moffa

Ipse dixit. L’ha detto lui. Quindi, nessuno parli più. Renzi in versione pitagorica è la quintessenza della superbia incarnata in una persona, l’autorità che si specchia nella vanagloria. “La presunzione può gonfiare un uomo, ma non lo farà mai volare”, ammoniva John Ruskin. Così Renzi continua a gonfiare il petto, ad esaltarsi per improbabili performance, a destreggiarsi con numeri esigui, dello zerovirgola o giù di lì, come se fossimo alla fiera della vanità e non alle prese con una ripresa ancora troppo flebile per farci stare tranquilli e far sperare di essere finalmente fuori dalla crisi. “Lo dico senza problemi e lo dico in base ai numeri: l’ Italia ha svoltato. Punto”. In un’intervista a tutto campo in apertura di prima pagina con il Foglio, il Pittibullo invita ad andare avanti su questa strada, perché “l’economia sta ripartendo e i consumi crescono”. Ecco, quel “Punto” gettato lì, a tagliare ogni discussione, replica, obiezione, la dice lunga.

Renzi e i dati volatili della produzione industriale

Eppure, non mancano i richiami degli analisti a maneggiare con cura numeri e statistiche. Prendiamo la produzione industriale. L’accelerazione registrata a luglio rispetto all’incremento complessivo medio è certamente incoraggiante. Non va sottovalutata. Ma neppure sopravvalutata. Perché quello della produzione industriale è il dato più volatile in assoluto. Nel caso dell’Italia, l’indice positivo va collegato soprattutto al rilancio del settore auto, all’effetto trainante del manifatturiero degli impianti di FCA e all’incremento di domanda verso beni strumentali. Si tratta di dati importanti, certamente. Sull’altro piatto della bilancia pesa, però, il fattore export. E’ qui che la nostra economia produttiva trova il respiro maggiore. Ma è qui che incontra anche i maggiori rischi.  Nessuno sa , per esempio,  quanto inciderà sul commercio internazionale la crisi cinese. Senza contare che, da mesi, la produzione industriale si avvale del duplice calo del prezzo del petrolio e del costo del denaro. Ossia, di elementi che prescindono dalle politiche del  governo. Insomma, la cautela è d’obbligo. Ma per un mattatore indefesso come Renzi la cautela non conta. Ipse dixit. Dio ci salvi!

 

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