Le Pen: «Il sindaco di Parigi saluta gli immigrati in arabo? Metta pure il velo»

16 Set 2015 9:51 - di Priscilla Del Ninno

La Le Pen non ha dubbi: questo non è proprio il periodo di cinguettare in arabo. E come darle torto? Lo scacchiere medio orientale è una poleveriera e gli echi della guerra rimbombano sempre di più nel cuore dell’Europa, sfiancato da un massiccio e ininterrotto arrivo di profughi e clandestini. Parigi, poi, ha un conto aperto con il terrorismo di matrice islamica contratto con il sanguinoso attacco alla redazione di Charlie Hebdo

Le Pen polemica col saluto in arabo del sindaco

Suona male, allora, il tweet in arabo postato in Rete dal primo cittadino di Parigi, Anne Hidalgo: nel giorno in cui annunciava la progressiva apertura di sette nuovi centri per l’accoglienza dei rifugiati, il sindaco d’oltralpe dava loro il “benvenuto” in francese, inglese e arabo. La cosa non poteva certo passare inosservata alla numero uno del Front National che, se da un lato ha improntato il suo lavoro di restyling del suo partito, impegnato a rinnovarne l’immagine razzista e anti-semita anche a costo di un duro scontro con l’illustre genitore e padre nobile del Fn, dall’altro è altresì vero che    questo eccesso di aperture e concessioni, mescolate a un uso demagogico del dramma migratorio e del problema dell’accoglienza coatta, mal si adattano alla schiettezza politica lepeniana. E così, «no ai tweet in lingua araba» ha replicato on line Marine sanzionando fermamente l’atteggiamento del sindaco Hidalgo a cui poi, a stretto giro, ha anche suggerito di provvedere a questo punto a indossare il ciador: «Dovrebbe anche mettersi il velo», tuonava infatti nelle scorse ore dai microfoni di un’emittente radio la leader della destra francese, sempre più in trincea sul fronte del rischio «islamizzazione della Francia».

Tra demagogia e difesa dell’identità nazionale

«A partire dal momento in cui scrive un tweet in arabo – ha aggiunto la Le Pen – mi dico che la nostra tradizione di accoglienza si spinge francamente un po’ troppo in là. Da parte del sindaco della capitale di Francia lo trovo estremamente scioccante», ha quindi concluso la leader del Fronte Nazionale tra lo sdegnato e il risentito. Per rispondere all’attacco di Marine, allora, la Hidalgo si è limitata a ripubblicare il discutibile tweet della discordia a distanza di poche ore. Poi, in un altro cinguettio inviato qualche minuto dopo, ha ironizzato così: «Aggravo ulteriormente la mia situazione… Sappiate che all’università ho anche fatto un anno di arabo dialettale». Una provocazione che non deve essere stata gradita dalla Le Pen a cui, una volta di più, toccherà il compito di spiegare al primo cittadino francese – e ai suoi connazionali tutti – la differenza siderale che passa tra rispetto e deferenza, tra obblighi imposti dall’accoglienza e demagogia spicciola, tra difesa dell’identità nazionale e la messa in ginocchio di un Paese in nome del disconoscimento di una innegabile diversità culturale: tutti elementi che rappresentano vulnus, e tragiche conseguenze, di questo epocale scontro tra civilità a cui stiamo drammaticamente assistendo.

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