La storia infinita delle pensioni: Poletti annuncia “ritocchi” per donne e disoccupati
La “spina” delle pensioni continua ad assillare il governo, tra annunci, ripensamenti, passi indietro, brusche accelerazioni, retroscena e smentite. Una storia infinita. Negli ultimi giorni è stato il premier Renzi a riaprire il capitolo pensioni, chiedendo ai ministri Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita, con l’auspicio di «riuscire a trovare un primo rimedio già con la Stabilità». I ministri sono dunque al lavoro per “alleggerire” i danni causati dalla legge Fornero. Dal caos stanno emergendo due punti chiave su cui stanno lavorandi i due ministri e i tecnici di Palazzo Chigi: sono l’opzione donna e la pensione anticipata per i disoccupati, la cosiddetta opzione uomo. Ecco di che si tratterebbe.
Pensioni: l’“opzione donna”
Senza interventi sulla riforma Fornero le donne del settore privato l’anno prossimo si troveranno di fronte a un nuovo scalino con il passaggio dell’età di vecchiaia da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi (1 anno e 10 mesi in più rispetto al 2015). Il ministro Poletti ipotizza il varo di una nuova opzione donna con la possibilità di anticipare di tre anni l’uscita rispetto all’età di vecchiaia. La penalizzazione sarebbe meno pesante perché non sarebbe previsto il ricalcolo contributivo sull’intera vita lavorativa (come nell’opzione donna che scade quest’anno) ma solo un sistema legato alla speranza di vita. In pratica chi decide di uscire prima avrà un assegno decurtato sulla base dell’equità attuariale. Nel lungo periodo l’operazione dovrebbe essere neutra per i conti dello Stato ma per i primi anni di utilizzo dell’opzione bisognerà trovare una copertura perché le pensioni, anche se più basse, si pagheranno in anticipo e per un tempo più lungo. I tecnici ipotizzano un taglio di circa il 3,5% l’anno per un totale di circa il 10% di taglio dell’assegno (contro il 25/30% di taglio possibile in caso di carriera rapida tra sistema retributivo e contributivo).
Un opzione per chi perde il lavoro
Si studia anche un meccanismo di flessibilità per gli uomini guardando però solo a coloro che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione. Si lavora a una sorta di opzione uomo (sempre con decurtazione legata alla speranza di vita) e all’ipotesi di prestito pensionistico, ovvero all’anticipo di una parte della prestazione da restituire una volta che si raggiungono i requisiti per la pensione. Per le situazioni di maggiore disagio si ipotizza una ‘“pensione di solidarietà’”, ovvero una sorta di ammortizzatore sociale di accompagnamento alla pensione.