Staino avvelena il Pd. Ma non era meglio quando si limitava a Bobo?
La lunga lettera di Sergio Staino, il vignettista padre del frustrato Bobo, continua a far discutere il Pd. Nella lettera Staino attacca chi attacca Renzi, pur prendendo le distanze anche da lui. Ma super Matteo prende a sua volta le distanze dalla diatriba e dice che nella lite non ci vuole proprio entrare: «Non entro nella discussione tra Sergio Staino e Gianni Cuperlo. Per come conosco entrambi credo che siano due persone di grande intelligenza che troveranno spazi e luoghi per continuare questa discussione. E avendo letto Damiano (e gli altri) dico che sono felice che l’Unità sia tornata in edicola», glissa Matteo Renzi, a proposito del dibattito che si è aperto nel Pd sulla sinistra. E l’esponente della fronda a Renzi non perde tempo e risponde piccato: «Non ho contestato al leader del Pd il ruolo che ricopre. Conteso sì, ci ho provato. Contestato no. E dunque il mio problema non è far cadere il governo che sostengo. Il mio problema è quale Paese abbiamo in mente», scrive infatti Gianni Cuperlo in una lettera a l’Unità, nella quale l’esponente della minoranza Pd replica all’attacco a lui diretto da Staino dalle pagine dello stesso giornale. «La strategia del Pd per guidare l’Italia fuori dalla crisi peggiore della sua storia non è chiaro quale sia. A meno di pensare che tutto sta a scrollarsi di dosso i panni del disfattismo», aggiunge. «Il mio cruccio non è Matteo Renzi. Il problema è dove siamo diretti e in nome di che. Spiegarlo conta perché se la risposta è condivisa anche le differenze tra noi non saranno traumi. È quando si tira in direzioni opposte che la comitiva può spezzarsi. E io temo che senza un ascolto vero, senza stima reciproca, con campagne dal sapore denigratorio che sono più facili da supportare per chi di più potere dispone, ci si possa trovare distanti o separati senza neppure dirselo. Ma a quel punto qualcuno potrà dire d’aver vinto? Anche per questo sono per tenere il ponte levatoio abbassato e cercare quel pizzico di verità che c’è in ognuno di noi, anche in chi oggi è fuori da noi».
La lettera di Staino continua a dividere
Cuperlo insomma ventila di nuovo lo spettro della scissione, ma in realtà gli aveva già risposto Renzi quando aveva detto che in effetti lui una cosa non di sinistra l’aveva effettivamente fatta, ossia vincere le elezioni. La lettera di Staino in ogni caso divide: «Quando si scade nelle offese personali sarebbe inutile anche replicare. Staino poi rappresenta quella intellighentzia di sinistra abituata a dare patenti a tutti, figuriamoci se si possono confutare tesi così autorevoli». Lo scrive Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in un post su Facebook: «Chiedo semplicemente a Staino l’umiltà di non considerarsi il rappresentante di tutta la sinistra italiana. Non lo è nessuno. Al limite lo è la comunità politica che vota Pd e che ha onorato e responsabilizzato Renzi della guida politica del partito per 4 anni». E conclude: «Un Pd diviso, come dimostrato dalle incomprensioni dell’ultimo anno, si trasforma in un’altra cosa e può solo far danni a se stesso e al Paese. Su questo penso che la classe dirigente, di maggioranza e di opposizione, abbia una responsabilità enorme. Questi attacchi personali sanno di anni Settanta, sanno di vecchie sacrestie da muro di Berlino quando andava di moda confutare le tesi dell’avversario incentrando tutto il dibattito non sulle cose da dire o da fare ma sulla denigrazione personale. E stupisce ancor di più la rincorsa a dispensare patentini di legittimità progressista o di sinistra che, se non facessero ridere, farebbero davvero piangere. Ridurre tutto ad una vignetta non solo è ingiusto ma è profondamente sbagliato». Comunque stiano le cose, probabilmente è meglio che Staino avesse continuato a disegnare il suo triste Bobo…