Renzi regala gli Uffizi alla Merkel. E a dirigere i musei vanno gli stranieri

18 Ago 2015 13:19 - di Silvano Moffa

Esterofilia, provincialismo. Non troviamo altre espressioni per definire questa massiccia infornata di direttori stranieri per i musei più importanti d’Italia. Nella lista dei 20 nominati 7 sono stranieri. Con tutto il rispetto per le professionalità e il valore scientifico dei prescelti, non ce la sentiamo proprio di fare salti di gioia come il ministro Farnceschini che ha detto: «Si volta pagina. Sono scelte di altissimo valore scientifico che colmano anni di ritardo».

Dopo i marchi svendiamo anche i Musei

Anni che, evidentemente, non sono serviti a selezionare direttori esclusivamente italiani. Eppure le nostre Università sfornano decine di laureati su materie che consentono di specializzarsi nel settore. Ci sono manager a iosa in cerca di opportunità per affermarsi e dimostrare che le nostre professionalità (ce ne sono in giro, a saperle cercare) non sono inferiori a quelle straniere. Più che un titolo di successo, la “svolta storica” di cui parla Franceschini, a noi pare una svendita bella e buona, un cedere incosciente alle altrui competenze, tipico esempio di quell’eterno complesso di inferiorità che certa sinistra si porta addosso, sempre pronta a stendere tappeti a chi è straniero, pronta ad esaltare doti ed esperienze culturali d’oltre confine, parca nel valorizzare culture nostrane.

La direzione degli Uffizi a un tedesco

Si, una svendita. Dopo i marchi italiani di cui le multinazionali straniere stanno facendo shopping a rotta di collo, ecco un’altra sorta di cedimento di quel che più ci caratterizza e ci identifica: la cessione della direzione di pezzi del nostro inestimabile patrimonio artistico. Nemmeno uno come lo storico direttore degli Uffizi, Antonio Natali, è riuscito a resistere alla offensiva esterofila di Franceschini e compagni. Il nuovo direttore arriva da Friburgo, dalla Germania. Si chiama Eike Schmidt. E’ un esperto di arte fiorentina, e questo certo è un titolo di merito. Sta di fatto, però, che suona davvero singolare che proprio a Firenze, e per di più agli Uffizi, arrivi un tedesco. Torna alla mente lo sguardo incantato di Angela Merkel di fronte alle opere di Botticelli, Leonardo, dei pittori fiorentini, quel sussulto , “Che meraviglia”, mentre la cancelliera percorre il Corridoio Vasariano. Così, tanto per ingraziarsela ancora, Renzi  le offre un dono inatteso. Si sa, Angela ormai è di casa nel nostro Paese. E Renzi è il suo maggiordomo.

 

 

 

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