Intercettazioni, in un anno e mezzo abbiamo speso 250 milioni di euro
Nel 2014 il ministero della Giustizia ha speso 250 milioni di euro per le intercettazioni. È quanto emerge dalla relazione sullo stato delle spese di giustizia trasmessa dal dicastero di via Arenula al Parlamento e relativa allo scorso anno e al primo quadrimestre del 2015. Si tratta di una cifra che mostra un trend costante dal 2012, quando le uscite furono analoghe, mentre un lieve calo ci fu nel 2013, con una spesa ferma a 237 milioni. Per quanto riguarda l’anno in corso, i dati disponibili si fermano al primo quadrimestre e segnalano che finora sono stati effettuati pagamenti per 70 milioni.
I fondi stanziati per il 2014
Entrando più nello specifico, nel 2014 per intercettazioni di conversazioni e comunicazioni sono stati stanziati 227 milioni 801 mila 120 euro, ma alla fine dell’anno la spesa effettiva è stata come detto di circa 250 milioni. “Anche per le intercettazioni, come per la generalità delle spese di giustizia, si deve tener presente -afferma il documento di via Arenula- che non è possibile prevedere, con precisione, quella che potrà essere la spesa di un dato anno in quanto detta tipologia di spesa è fortemente condizionata da imprevedibili esigenze processuali, nonché dai tempi con cui gli uffici giudiziari procedono alla liquidazione delle fatture (che avviene con decreto del magistrato) che risentono, tra l’altro, della cronica carenza di personale amministrativo-contabile”.
Il ministero deve risparmiare almeno 25 milioni
Il ministero prevede comunque una riduzione delle spese, in attuazione di norme finanziarie relative alla riduzione dei costi di intercettazione che si sono susseguite negli anni. Così il decreto legge 95 del 2012 chiedeva al dicastero di via Arenula risparmi non inferiori a 25 milioni per quello stesso anno e a 40 milioni a decorrere dal 2013. Ma già la Finanziaria per il 2008 prevedeva che il ministero della Giustizia avviasse entro quell’anno “la realizzazione di un sistema unico nazionale, articolato su base distrettuale di Corte d’Appello, delle intercettazioni telefoniche, ambientali e altre forme di comunicazione informatica o telematica disposte o autorizzate dall’autorità giudiziaria, anche attraverso la razionalizzazione delle attività attualmente svolte dagli uffici dell’amministrazione della Giustizia”.
Il costo delle prestazioni non è unificato
La norma, non ancora attuata, “non ha precluso tuttavia -scrive la relazione ministeriale- di procedere comunque ad un monitoraggio della spesa di noleggio degli apparati di intercettazione sostenuta dai singoli uffici giudiziari. Come noto, infatti, il costo delle prestazioni fornite dalle ditte di noleggio non è allo stato regolamentato e pertanto sussiste la concreta possibilità che nell’assicurarsi i servizi di noleggio necessari alle attività di indagine, gli uffici possano acquisire prestazioni anche di identica natura e contenuto, a prezzi e tariffe non omogenee”.