I Comuni piangono miseria, ma hanno 227 miliardi di immobili da valorizzare

3 Ago 2015 7:46 - di Redazione

Comincia infatti oggi il mese della passione al ministero dell’Economia, quello in cui dopo aver fatto stato degli andamenti mensili della spesa e delle entrate pubbliche, occorre far quadrare i conti in vista della bozza della legge di stabilità. Un compito terribile, per il Mef. Per ben che vada, dovrebbe produrre 10 miliardi la spending review rinviata di un anno e mezzo rispetto alle proposte di Cottarelli. In questo quadro si colloca l’impegno formale annunciato da Palazzo Chigi: i 5 miliardi di minori introiti per l’abrogazione dell’Imu su prima casa, agricola eccetera non saranno minori risorse per i Comuni, perché il governo li pareggerà con altrettanti trasferimenti.

Finora, è avvenuto il contrario. Roma tagliava, e i Comuni aumentavano le addizionali

“C’è un modo – scrive Oscar Giannino –  per pareggiare il conto tra dare e avere di Roma e dei Comuni, senza far aumentare le tasse locali su altre tasse in presenza di abbattimenti su imposte loro riservate? A ben vedere, c’è eccome, se il governo vorrà finalmente imboccarlo. Si tratta di usare due leve patrimoniali, a fronte di una che riguarda il conto economico. La prima leva è quella delle municipalizzate. La seconda quella degli immobili comunali (e regionali). Allora nella prossima legge di stabilità il governo preveda invece che i risparmi da cessioni e fusioni delle migliaia di municipalizzate diventino automatici bonus di spesa rispetto al patto di stabilità interno.

Municipalizzate e immobili pubblici: i due buchi neri dei Comuni

La seconda leva è quella degli immobili pubblici. Attenti a non cadere nell’inganno. La stima di 59 miliardi di valore degli immobili statali lanciata tré giorni fa dall’Agenzia del Demanio è relativa ai soli mattoni dello Stato centrale. Nell’ultima stima pubblicata dal Mef relativa all’intero patrimonio pubblico, risalente alla fine del 2011, il valore complessivo era di 425 miliardi, di cui 227 in mano ai Comuni, 11 alle Regioni, 29 alle Province, 25 alle Asi, più 150 miliardi di ex lacp cioè edilizia pubblica popolare. Ecco, allo stesso modo delle municipalizzate cedute, il governo preveda in legge di stabilità che tutte le cessioni di patrimonio pubblico – per cessione s’intende non la vendita immediata, ma il conferimento a veicoli specializzati privati che avranno anni per cederli e metterli a reddito, potendo emettere obbligazioni sulla base dei loro cospicui asset configurino automatiche e proporzionali dotazioni di spesa, spendibili su base pluriennale. Su questa base, possiamo garantirvi che i 5 miliardi a pareggio si trovano, senza un solo euro di spesa aggiuntiva in deficit o di tagli di spesa del governo centrale. Certo, bisogna voler tagliare il perimetro pubblico. Ma municipalizzate e patrimonio immobiliare sono all’80% manomorta, dai dati che abbiamo a disposizione non generano reddito ma solo perdite. Lo farà, il governo Renzi? E i Comuni, accetterebbero lo scambio?

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