Il feroce Stalin in Russia resta un idolo: inaugurato un museo a Mosca

6 Lug 2015 11:48 - di Redazione

Un busto di Stalin e un museo a lui dedicati sono stati inaugurati nel villaggio Koroshevo, vicino alla città di Rzhev, 230 km a ovest di Mosca, su iniziativa della Società storico militare russa. Lo scrive il quotidiano Izvesta. La scelta del luogo è legata al fatto che qui il leader sovietico trascorse una notte (il 5 agosto 1943) dopo il successo della controffensiva dell’Armata Rossa contro i nazisti sul fronte occidentale. Nel museo il focus è sul ruolo di Stalin nella “grande guerra patriottica”. In Russia “baffone” gode ancora di un’ampia popolarità, stando ai sondaggi.

Stalin il feroce tiranno

Tiranno tra i più efferati della storia, Josif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin – da “stahl”, acciaio, un soprannome assunto in clandestinità durante lo zarismo nasce a Gori, Tiflis, in Georgia il 21 dicembre 1879, da una povera famiglia contadina. Dal 1903 appoggia l’azione dei comunisti bolscevichi di Lenin e nel 1912 entra nel comitato centrale del partito. Dal 1913 al 1917 viene nuovamente internato in Siberia a Kurejka. Liberato, nel 1917 assume la direzione della Pravda. Commissario alle nazionalità nel primo governo rivoluzionario, diviene segretario generale del Partito Comunista dell’Urss, il PCUS, succedendo a Lenin. A partire dal 1925 consolida il suo potere contrastando e isolando i suoi oppositori, Zinoviev e Kamenev, segretari delle sezioni del partito comunista di Pietroburgo e Mosca, con i quali in principio si era alleato per mettere fuori gioco Trotzky, naturale erede di Lenin. Si oppone fermamente all’idea di Trotzky della “rivoluzione permanente” e internazionale, contrapponendo l’idea della “rivoluzione in un solo paese”, dunque il principio dell’autosufficienza della rivoluzione russa ‘ gradita alla maggioranza dei quadri bolscevichi – in modo da garantire la formazione dello Stato sovietico. Il XV congresso del PCUS del 1927 segna l’affermazione di Stalin che manda in esilio Trotzky per poi farlo assassinare da un sicario con un colpo di piccozza nel 1940, in Messico.
La sua campagna contro gli oppositori è ferocissima, gli  anni Trentasono quelli delle “purghe staliniane”. Il 23 agosto del 1939 Stalin stringe un accordo di non aggressione con la Germania nazista. È il patto Molotov-Ribbentrop, ma nel 1941 la Russia è invasa dalla forze italo-tedesche dell’Asse e Stalin, come presidente dei commissari del popolo, maresciallo e comandante supremo delle forse armate, l’Armata Rossa, organizza la resistenza e la controffensiva. Nel marzo 1946, a guerra finita, è eletto primo ministro del governo sovietico, ministro delle forze armate, segretario generale del comitato centrale del PCUS.  Con le conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam assume grande rilievo internazionale. Stalin muore a Mosca il 5 marzo 1953. I funerali sono solenni e riceve gli onori da tutto il mondo comunista nel quale spicca la figura del leader del Pci Palmiro Togliatti.

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