Ma adesso Crocetta piange: una sceneggiata senza fine. La Sicilia dice basta

17 Lug 2015 7:26 - di Redazione

Dopo cento telefonate a vuoto e dopo la clamorosa smentita della Procura (con controreplica dell’Espresso) sulla agghiacciante frase attribuita al suo medico personale Matteo Tutino, Rosario Crocetta finalmente risponde ed esplode in un pianto senza fine, accorato, inarrestabile, con qualche parola che emerge dai singhiozzi: «Questo è il massacro di un uomo, ho pensato anche di farla finita, è stato il giorno più brutto della mia vita…». Dalla voce il governatore della Sicilia, alle sette della sera già «autosospeso», racconta “Il Corriere della Sera”.

Crocetta ammette di aver pensato di “farla finita”

«L’ho detto subito di non avere mai sentito pronunciare quella frase su Lucia», spiega il presidente adesso deciso a riflettere per un giorno prima di decidere se confermare l’auto sospensione e passare davvero la guida al vicepresidente di fresca nomina Baldo Gucciardi. «Non sapevo come replicare a una enorme assurdità come questa volgare frase. E allora, davanti alle certezze di troppi, pronti a prendere per oro colato una falsità, ho pensato forse di non avere sentito per colpa di una zona d’ombra. Chissà, forse Tutino parlava al telefono e io non sentivo. D’altronde, anche secondo quelle infondate indiscrezioni, nella telefonata non replicavo. E mi accusavano del silenzio. Ma se avessi captato una cosa del genere sarei andato a cercare Tutino per prenderlo a mazzate. Adesso che la Procura smentisce, non so più cosa dire, perché in sei ore mi hanno trasformato in un mostro». Pesa il primo commento di Lucia Borsellino, avvilita davanti alle informazioni dell’Espresso: «Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare un senso di vergogna per loro, per chi ha detto quelle frasi». Crocetta comincia cosi a ragionare sulle «strumentalizzazioni» e le collega a tante, a suo avviso, susseguitesi negli ultimi mesi: «Sono vittima di un gioco volgare che mi sporca, mi offende, mi distrugge.Un dossieraggio. Io non ne posso più. Di che cosa mi ritengono colpevole? Di volere cacciare via il malaffare da questa Regione per decenni nelle mani dei suoi aguzzini?».

Crocetta la butta in caciara, ma il suo destino è ormai segnato

Ma la partita non è chiusa. Resta anche il nodo di una Sicilia dilaniata, la stessa dei viadotti che crollano o della malasanità che uccide, anche se il governatore sembra già pronto al contrattacco: «L’ho trovata svuotata, avvilita, offesa, dilapidata e adesso qualcuno vorrebbe attribuire la colpa a me che sto disperatamente cercando di rimetterla in sesto».

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