«Non voglio mio figlio in galera». E Capriotti senior ritira la querela

8 Giu 2015 17:42 - di Livia De Santis

«Come padre non vuole che il proprio figlio venga condannato», quindi ha ritirato la querela sporta nei confronti del primogenito che lo ha fatto finire sotto processo per diffamazione. Si è concluso così uno dei capitoli della saga della famiglia Caprotti, con il padre Bernardo, patron del gruppo Esselunga, che aveva denunciato il figlio Giuseppe e che lunedì mattina in tribunale a Milano ha rinunciato a proseguire la querelle in un’aula di giustizia. Con il ritiro della querela il giudice monocratico della quarta sezione, Monica Maria Amicone, ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Giuseppe Caprotti, facendo calare il sipario sul procedimento penale.

Caso Capriotti, “non luogo a procedere” per il figlio Giuseppe

Nel giorno in cui si è aperto il processo a carico di Giuseppe Caprotti, il legale del padre, l’avvocato Ermenegildo Costabile, ha depositato l’atto con cui è stata rimessa la querela. Decisione, si legge nelle poche righe presentate al giudice Amicone, presa in quanto Bernardo Caprotti «come padre non vuole che il proprio figlio venga condannato con sentenza penale». A questo punto il tribunale ha dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti dell’imputato, che dovrà pagare le spese legali, e ha chiuso il processo. Al centro della vicenda c’è una intervista rilasciata a un periodico da Giuseppe, il quale poi, nel giugno 2013, l’ha riportata nel suo blog e nella quale avrebbe diffamato il padre Bernardo.

L’intervista del figlio a un settimanale

L’intervista al settimanale, di qualche mese prima, come si evince dal capo di imputazione, era intitolata: “Tutto su mio padre“. Nell’articolo, per il giornalista non si è proceduto in quanto non è stato querelato, l’erede Caprotti aveva raccontato, attribuendoli a Bernardo, due episodi giudicati non veri e «altamente lesivi della sua dignità personale». In particolare, si legge sempre nel capo di imputazione, «affermava che il padre, dopo la sua assunzione in Esselunga, lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica» e che, sempre il padre, «in occasione di un dissidio tra i suoi fratelli Guido e Claudio e la madre Marianne, iniziò a spingere» sua nonna «per le spalle e la buttò letteralmente fuori casa, nonostante lei cercasse di resistere. Il clima diventò pesantissimo e lei fu costretta a trasferirsi da alcuni conoscenti». Ora anche su questo capitolo è stata messa la parola fine.

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