Scuola, porte chiuse di Renzi ai sindacati: non stralcio le assunzioni

15 Mag 2015 12:29 - di Livia De Santis

Renzi chiude al dialogo. Le piazze stracolme di insegnanti e studenti di ogni colore politico contro il suo “modello di scuola“, le proteste, il boicottaggio dei test Invalsi, l’annuncio del blocco degli scrutinii non lo hanno ammorbito per nulla. L’orientamento è chiaro: il ddl la “Buona scuola” non si tocca. A parole dice di essere pronto a discutere, salvo poi chiudersi a riccio quando  si toccano i punti nevralgici della riforma. Come è accaduto con la proposta dei sindacati  di svincolare le assunzioni dei precari dal disegno di legno in esame alla Camera. Il “no” è arrivato puntuale. Fare subito le assunzioni dei precari stralciandole dal ddl scuola, ha detto a Radio Anch’io, «è impossibile. Assumiamo con un modello di scuola diverso: non esiste che dal ddl prendo le assunzioni e non cambio il modello scuola», perché puntualizza diventerebbe «un grande ammortizzatore sociale». Rispondendo alle domande degli ascoltatori ha poi assicurato che «ci saranno 160mila assunzioni tra questo e il prossimo anno: è una cifra enorme. Per gli altri precari non ci può essere altra procedura che quella concorsuale. Prendo un impegno per il futuro: si entrerà solo per concorso».

 

Renzi e il pasticcio della scuola

E poi l’ennesima lusinga: «Per la prima volta ci sono più soldi per la scuola, certo vogliamo darli non in modo indiscriminato. Nessuno tocca gli stipendi di oggi ma se ci sono soldi in più, premiamo di più chi è stato più bravo. Chi l’aveva fatto prima? Nessuno. Dire “non voglio la valutazione degli insegnanti” è una posizione politica rispettabile: per anni il sei politico è stato un fatto culturale. Io credo che sia un errore, ma discutiamone». Parole che ha pronunciato mentre la Camera in contemporanea approvava l’articolo uno della riforma. Le richieste di modifica del testo su cui l’assemblea di Montecitorio dovrà pronunciarsi sono circa 750 a fronte dei circa 1.300 emendamenti presentati in aula. Il voto finale è stato fissato dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio per mercoledì 20 maggio alle ore 13.  Approvato l’articolo uno della riforma. Sulla scuola sono giorni concitati e pieni di tensione. Ma il premier va avanti. Poi di fronte a un eventuale blocco degli scrutinii ha sottolineato che parlare di precettazioni appare prematuro e si è detto convinto che la maggioranza dei docenti non metterebbe a rischio i propri studenti: «Ci sono delle norme che consentono di far solo slittare gli scrutini, cioè sei costretto a farli più in là, ma gli scrutini si fanno». Su Twitter  la ciliegina sulla torta: «Pronti a discutere il merito di tutto, con tutti, dalla scuola alla Pa. Ma dopo aver discusso, si decide. L’Italia non può più perdere tempo».

Le reazioni del centrodestra

«Nel ddl buona scuola, fatto di luci e ombre, c’è un errore di fondo – ha osservato la responsabile comunicazione di Forza Italia, Elena Centemero – si parte dalla stabilizzazione in massa di precari per poi disegnare i percorsi formativi degli studenti mentre il procedimento dovrebbe essere inverso. Al centro della scuola, infatti, ci sono i ragazzi ed è dal servizio formativo che si intende offrire loro che dovrebbero scaturire le altre decisioni, comprese quelle sull’assunzione di docenti». A destare perplessità, per la Centemero, «è anche l’impatto sui conti pubblici delle coperture finanziarie del ddl così come l’assenza di una vera carriera per gli insegnanti basata sul merito. Non condivido invece l’eccesso di polemiche sul ruolo del dirigente scolastico. Le istituzioni scolastiche hanno bisogno di una guida forte e i presidi, in questo senso, sono dei leader educativi. La possibilità di individuare gli insegnanti più adatti ai bisogni formativi della scuola, se accompagnata da criteri chiari e da una seria valutazione del dirigente, non rende il preside uno sceriffo». Critico su Twitter Renato Brunetta: «A Matteo Renzi, imbroglio continua su pensioni e scuola. Non restituisce soldi a pensionati, e fa assunzioni di massa senza concorso. Vergogna».

 

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