Renzi vuole demolire il Corpo forestale. E le mafie sorridono…

19 Mag 2015 14:06 - di Gabriele Alberti

Scioglimento o accorpamento che dir si voglia, il governo Renzi rischia di essere ricordato come quello che ha cancellato di fatto il Corpo Forestale dello Stato dopo quasi due secoli di storia. Il ddl sulla riforma della Pubblica amministrazione all’esame del Senato che candida il Corpo Forestale dello Stato alla soppressione facendo scendere i corpi di polizia da 5 a 4 è un’iniziativa che, se andasse in porto, sarebbe distruttiva. Bene il riordino, ma non l’eventuale accorpamento delle Corpo forestale nella Polizia: si andrebbe a «disperdere tutto un patrimonio di competenze, perché la Polizia non è culturalmente attrezzata per affrontare il reato ambientale». A parlare in audizione in commissione Affari costituzionali del Senato è il capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, che spiega perché «una riforma sbagliata creerebbe un danno irreversibile al nostro Paese.

Il Corpo Forestale, baluardi contro Terra dei Fuochi e Kylella

Secondo Patrone, infatti, l’eventuale transito alla Polizia «comporterebbe delle questioni critiche»: in particolare, «non sarebbe possibile proseguire nella gestione sostenibile delle 130 riserve naturali statali su terreni demaniali; si verrebbero a creare ulteriori duplicazioni tra carabinieri e polizia sul territorio»; sarebbero necessari «soldi per nuove uniformi; si perderebbero professionalità scientifiche; e se scompare il corpo forestale nelle regioni a statuto ordinario permane invece in quelle a statuto speciale». Il capo della forestale ripropone la sua ricetta: «invece di passare da 5 a 4, passiamo da 100 a 1, mettendo insieme i soggetti che si occupano della stessa materia, partendo dall’accorpamento della polizia provinciale nella forestale». Insomma per Patrone «oggi viviamo in una cultura che non va verso una polizia generalista, ma verso la specializzazione, come dimostrano i casi della Terra dei Fuochi e Xylella. Se non ci fosse un Corpo forestale in un paese come l’Italia – sottolinea – bisognerebbe inventarlo». Ecco perché, conclude, «diluirlo in qualcosa di più grande è un disastro culturale». Con l’audizione di Patrone è quindi partita l’indagine conoscitiva sul ddl Madia. Si proseguirà nei prossimi giorni con l’ascolto di esperti in materia di Pubblica Amministrazione.

Prezioso per la lotta alle eco-mafie

Il decreto Madia ha da subito suscitato la contrarietà di sindacati e sigle ambientaliste, come la nostra Fare Verde. Ultima voce autorevole ad esporsi contro la scellerata idea è stato qualche settimana fa il capo dell’antimafia Roberti: «La Forestale contribuisce alla lotta alla criminalità organizzata: «Le sue competenze specialistiche, unite alla conoscenza capillare del territorio, sono preziose», siegò Roberti. «Pensiamo solo ai rifiuti: il business delle organizzazioni criminali non è solo il traffico internazionale di rifiuti, ma anche lo smaltimento illegale, lo sversamento nei corsi d’acqua, le discariche non autorizzate».

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