Gasparri a processo per un tweet: alla faccia della libertà della Rete…

25 Mag 2015 14:45 - di Bianca Conte

Debutta in Italia l’ingiuria da cinguettio: il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, è stato rinviato a giudizio per rispondere al reato di ingiuria per un tweet. È il primo caso in Italia, dove finora i tribunali sono stati fin qui alle prese con denunce e querele nate da querelle giudiziarie legate al massimo a Facebook. E così, come riporta il Corriere della Sera, il prossimo 21 settembre il vicepresidente del Senato comparirà davanti al giudice di pace di Pavia per alcune parole scritte sul popolare social network in una discussione on line con Riccardo Puglisi, ricercatore di economia dell’ateneo pavese e responsabile delle politiche economiche del movimento di Corrado Passera Italia Unica.

Gasparri e il tweet «incriminato»

Si tratta del primo processo per un tweet in Italia, dal momento che finora la Cassazione si era espressa soltanto per casi di diffamazione attraverso Facebook. La lite tra i due riguardava una divergenza d’opinioni sul ruolo dell’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in merito a interventi sull’economia e sulla lotta alla mafia e in realtà – in base a quanto ricostruito da La Stampa – sarebbe nata sull’account di un’altra utente di Twitter che dissertava in Rete in merito agli apporti positivi ascrivibili all’ex presidente in campo enconomico e relativamente all’annosa lotta alla mafia. È a lei, dunque, a cui risponde inizialmente Gasparri twittando come a sua detta quella di Ciampi fosse «una parte sbagliata: affondò la lira e si arrese alla mafia»; ed è a questo punto che interviene nella discussione internetica Puglisi, che si definisce un estimatore dell’operato dell’ex presidente, per difendere il quale il ricercatore dell’ateneo pavese pensa persino di ironizzare su un precedente equivoco di Gasparri in materia economica («mi ricordo quando @gasparripdl prese “mercati interbancari” per “mercati dei Balcani”). Una provocazione alla quale Gasparri replica appunto con la frase ritenuta «ingiuriosa» dalla Procura: il senatore azzurro scrive a Puglisi, attraverso il servizio di messaggistica privata, «Ignorante presuntuoso fai vomitare».

Dalla polemica alla denuncia

Parole che è come se venissero scolpite sulla piattaforma digitale e che il professore Puglisi si prende la briga di fotografare prima, twittare pubblicamente poi, prima di recapitare il tutto all’indirizzo dei magistrati, a sostegno della querela per ingiurie (un reato punito con la reclusione fino a 6 mesi o con 516 euro di multa). Tanto è bastato a Gasparri per essere chiamato a comparire, catapultato dalla polemica a distanza sul web ad una vertenza approdata in aula. E pensare che il senatore di Forza Italia, secondo quanto ricostruito da Il Corriere della Sera nel servizio, aveva minacciato querele, mai avvenute, e anzi, in un secondo momento, a bocce ferme, si era persino scusato per i toni da lui usati. Ma niente: alle intenzioni rimaste lettera morta hanno risposto i passi concretamente mossi dal professor Puglisi che, prontamente decide di procedere. E così è stato. Dunque, il prossimo 21 settembre toccherà al giudice di Pace valutare se il reato di ingiuria possa essere commesso in via analogica anche con i 140 caratteri di Twitter. Se così fosse, più di un frequentatore del popolare Social Network dovrà seriamente cominciare a preoccuparsi…

 

 

 

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