Italicum, lo spettro dell’Aventino e il rebus del numero legale in Aula

21 Apr 2015 21:27 - di Redazione

Al testo dell’Italicum non resta ora che percorrere ora l’ultimo chilometro, quello nell’Aula di Montecitorio. Sarà il tratto più impervio perché tra numero legale, voti segreti e ipotetico asse tra minoranza Pd e opposizioni sugli emendamenti, il rischio di una caduta rovinosa per la nuova legge elettorale è tutt’altro che escluso.

Italicum: Aventino anche in aula?

Pesa come un macigno l’abbandono dei lavori in commissione Affari costituzionali da parte di M5S, FI, Sel, Fdi e Lega: l’ombra di un Aventino così affollato dalle  opposizioni si potrebbe propagare anche in Assemblea. Un gesto che porrebbe alla maggioranza un nuovo quesito, quello legato al numero legale. Si tratta, per ora, di un’eventualità affidate alla pura teoria anche se, in febbraio, nella bagarre in Aula sulla votazione del ddl riforme, effettivamente il numero legale in una delle votazioni mancò. Se le opposizioni – che tuttavia ribadiscono di voler essere presenti e fare battaglia – opteranno per un Aventino di massa anche in Aula, la minoranza Pd si ritroverebbe ad essere davvero decisiva. Il numero legale, secondo l’art.46 del Regolamento della Camera, è dato dalla maggioranza dei componenti, quindi da 315 deputati più uno. Nel computo vanno considerati presenti, anche se non lo sono, tutti i deputati “impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del Governo, per ragioni del loro ufficio”. A conti fatti, con una maggioranza che oggi conta su 408 unità, ci vorrebbero più di novanta ribelli del centrosinistra fuori dall’Aula con le opposizioni per far saltare il numero legale; forse anche di più, se si considera l’incognita degli almeno dieci verdiniani che, in dissenso da FI, potrebbero anche restare seduti ai loro posti.

L’emendamento De Girolamo

Ciò significa che sia Scelta Civica sia una settantina di esponenti della minoranza Pd (e chissà, anche qualche deputato di Ap) dovrebbero optare per l’Aventino. Il rischio sembra molto basso, ma non da escludere completamente. Come non è da escludere (nel caso il governo decida di non mettere la fiducia) che su alcuni emendamenti si crei un asse tra i dissidenti Pd e le opposizioni: in particolare la saldatura potrebbe avvenire sulla proposta di modifica che prevede l’apparentamento al ballottaggio e che sarà presentata anche dall’ex capogruppo di Ap Nunzia De Girolamo. Il rischio (per Renzi) è che nel voto su questo emendamento le opposizioni – Fi in primis – si uniscano ad alcuni esponenti dei partiti minori della maggioranza e a una buona parte della minoranza Pd. I numeri, in quest’ultimo caso, variano, ma almeno in cinquanta potrebbero votare sì all’emendamento sul ballottaggio e a quello che riduce i capilista bloccati. Con il rischio di far ballare i numeri della maggioranza. A tale possibilità, il governo può far fronte solo ponendo la fiducia e riducendo, di fatto, anche il dissenso interno Dem.

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