Bersani attacca Renzi: «La legge elettorale non è affare del governo»

25 Apr 2015 13:23 - di Giacomo Fabi

Le celebrazioni del 25 Aprile non spengono le polemiche interne al Pd. Anzi, la ricorrenza più cara alla sinistra ha finito per acuire lo scontro innescato dall’Italicum e dall’esclusione della “vecchia guardia” dalla festa dell’Unità in corso a Bologna. Vicenda, quest’ultima, che Matteo Renzi ha tentato di liquidare a colpi di battute («Gli manderemo una macchina») ricevendone in cambio una replica assai risentita dall’escluso più illustre, Pier Luigi Bersani: «C’è poco da scherzare. Che io vada o non vada a Bologna non è una grossa questione per il Paese. Ho un solo problema: non vorrei che i volontari pensassero che dopo 30 anni ho deciso di non andare». Bersani si consolerà a Piacenza, sua città natale, dove è apparso alle celebrazioni in veste di oratore ufficiale.

Il premier aveva detto: il “no“ all’Italicum fa cadere l’esecutivo

Ma le spine più acuminate per Renzi sono conficcate nella legge elettorale. Dal salotto televisivo di Lilli Gruber su La 7 il premier ha finalmente esplicitato la minaccia finora tenuta sotto traccia («Se l’Italicum non passa, cade il governo») per sventolare lo spauracchio della fine della legislatura. Una sorta di soluzione finale che nelle intenzioni di Renzi dovrebbe dissuadere buona parte dei deputati recalcitranti. Ed è ancora Bersani a parlare per tutti: «Quella di Renzi sulla legge elettorale – ha spiegato – è una pressione sul Parlamento indebita perché in nessuna democrazia che conosco la Costituzione e le leggi elettorali sono un affare del governo».

Bersani: Renzi sta creando un mostro costituzionale

Difficile stabilire se il controcanto di Bersani sia rappresentativo dell’intera minoranza, dalla Bindi a Civati passando per il capogruppo dimissionario Speranza. È tuttavia un fatto che la sua critica all’impianto della legge elettorale è evocatrice della perfetta ortodossia costituzionale del Pd. «Qui non si sta discutendo di un comma di una legge elettorale – ha ricordato l’ex segretario – si sta discutendo dell’incrocio tra legge elettorale e riforma della Costituzione e quindi si sta cambiando il sistema, cosa che meriterebbe un po’ di attenzione. Può venire il dubbio – ha quindi concluso – che andiamo verso un presidenzialismo senza contrappesi, un meccanismo sconosciuto a tutte le democrazie del mondo, può esserci questo rischio». L’esame dell’Italicum comincerà il 27 nell’aula di Montecitorio. Delle due parti in lotta del Pd, solo una potrà restare in piedi

 

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