Scontri in piazza: chiesti due anni di reclusione per Nieri, vice di Marino

13 Mar 2015 16:49 - di Redazione

Chiesta una condanna a due anni di reclusione per il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, accusato assieme ad altre nove persone di resistenza a pubblico ufficiale aggravata. La vicenda riguarda una manifestazione svolta il 9 gennaio del 2010 in solidarietà agli extracomunitari di Rosarno. All’epoca dei fatti Nieri era assessore al bilancio della Regione Lazio. Il pm Francesca Passaniti, davanti ai giudici della quinta sezione penale, ha sollecitato una condanna a due anni anche per l’ex consigliere comunale Andrea Alzetta, citato anche nell’inchiesta Mafia capitale,  Luca Blasi, Bartolo Mancuso, Dario Fontana, Franco Arbia, Michelangelo Parolin, Matteo Iacobelli ed Emiliano Viccaro e una condanna a 2 anni e mezzo per Paolo Divetta, storico leader del movimento della Casa, che è accusato anche di lesioni per aver ferito un agente di polizia. Nieri era intervenuto alla manifestazione, che nasceva come sit in a piazza Vittorio ma poi si tramutò in un corteo non autorizzato che raggiunse piazza del Viminale, per svolgere, se necessario, un ruolo di mediatore tra manifestanti e forze dell’ordine.

Nieri in piazza dalla parte degli immigrati

Durante la sua requisitoria il pm ha affermato che chi «ricopre cariche istituzionali deve essere considerato responsabile perché si sapeva dall’inizio che quel corteo non era stato autorizzato. Nieri parla di «una vicenda che io stesso ho reso pubblica, diversi anni fa, attraverso alcuni video postati sul mio canale YouTube» e sostiene di aver fatto da mediatore con un funzionario della questura che avrebbe dato il via libera a questo corteo ma non ha mai detto con chi ha parlato. «Nel 2010 ricoprivo la carica di assessore al Bilancio della Regione Lazio – sostiene l’esponente di Sinistra e libertà – e fui chiamato a intervenire per placare gli animi perché, durante la manifestazione, purtroppo, si creò tensione fra i manifestanti e le forze dell’ordine. Mi frapposi, quindi, per provare a mediare ed evitare che la situazione degenerasse».

 

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