La rappresentatività dei sindacati torna in primo piano. Sarà la volta buona?

16 Mar 2015 14:27 - di Alberto Fraglia

Torna in primo piano la questione della rappresentatività sindacale. A quanto pare, il governo starebbe predisponendo un testo legislativo da sottoporre al Parlamento in attuazione dell’art. 39 della Costituzione. E’ bastato il semplice annuncio a provocare non poche reazioni. La questione è spinosa. I sindacati, un po’ tutti i sindacati, anche se con sfumature diverse, hanno sempre guardato con sospetto la possibilità che fosse il legislatore a fissare regole e principi in questo ambito, ritenendo la materia di esclusiva pertinenza delle parti sociali. Nella passata legislatura, la Commissione Lavoro della Camera tenne una serie di audizioni e fu presentata anche una proposta di legge , a firma dell’allora presidente del centrodestra, Silvano Moffa, che però non riuscì ad approdare in aula.

L’accordo tra Confindustria e sindacati del 2011

Le resistenze dei sindacati e dei  partiti di sinistra sono state sempre molto forti. La verità è che c’è timore di veder misurato il proprio peso, in termini di iscritti effettivi. e di veder imposte per legge regole di democrazia interna. Con il risultato che finora l’art. 39 della Costituzione è stato disatteso. Le uniche novità si sono avute con l’Accordo confederale 28 giugno 2011 sottoscritto tra Confindustria e le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, che ha fissato alcuni criteri per individuare le organizzazioni legittimate a negoziare e stipulare contratti collettivi nazionali di categoria, cui ha fatto seguito il Protocollo d’intesa del 31 maggio 2013. Si tratta di criteri che però non riguardano l’ordinamento interno dei sindacati che il Costituente ha voluto fosse garantito su base democratica. L’argomento è stato  ripreso dal costituzionalista Stefano Ceccanti , in una intervista al Mattino.

I sindacati devono avere un ordinamento democratico

“Mentre per i partiti non esiste in Costituzione un vincolo che obbliga alla democratizzazione interna, che non può essere imposta ma solo incentivata, per i sindacati c’è un’espressa previsione, e quindi un intervento è opportuno”, sottolinea il costituzionalista. Il punto fondamentale è che esiste un vincolo costituzionale, perché” i sindacati “devono avere ‘un ordinamento interno a base democratica’, aggiunge.  Una previsione che andrebbe attuata e che rileva soprattutto ai fini della rappresentatività dei sindacati. Se le forze sociali sono in grado di regolamentare da sole i requisiti”, “meglio così. Altrimenti, in via sussidiaria può intervenire la legge. Questo vale anche e soprattutto per la firma dei contratti collettivi con efficacia erga omnes, per i quali bisognerebbe prevedere una modifica dell’articolo 39 della Costituzione per fare in modo che sia la legge a determinare i criteri per l’accertamento della rappresentatività dei sindacati”. Posizione condivisibile, quella di Ceccanti. Resta il fatto che, finora, i sindacati “da soli” non hanno risolto il problema.

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