Battisti chiama a raccolta la gauche francese per evitare l’ergastolo

5 Mar 2015 13:29 - di Gloria Sabatini
cesare battisti

L’Italia non molla la presa su Cesare Battisti ed è intenzionata a chiedere l’estradizione. Ma l’ex terrorista del Pac (Proletari armati per il comunismo),  pluricondannato per omicidio, non intende starsene con le mani in mano dopo la sentenza di espulsione dal Brasile. Ed è pronto a sfoderare un nuovo colpaccio mediatico. Con l’intervista a Le Monde, Battisti torna ad amoreggiare con l’intelligenza francese che lo protesse ai tempi della prima latitanza nel 2004. Dal prestigioso quotidiano parigino si appella alla gauche che lo considera un raffinato  intellettuale per la difesa contro quello che – con una grande dose di fantasia e faccia tosta – definisce «l’ennesimo tentativo di destabilizzazione orchestrato contro di lui».

La gauche in soccorso di Battisti

Déjà vu. Non è la prima volta che Battisti scatena gli amici importanti e le entrature nei salotti progressisti per evitare la prigione. È un copione collaudato che finora si è mostrato efficace: distillare qualche perla di saggezza per sollecitare i compagni francesi a fare quadrato, alimentare  il sostegno mediatico dei maître à penser europei per evitare il “doppio ergastolo” che lo attende in Italia per la condanna di quattro omicidi negli anni ’70. L’eroico fuggiasco, del resto, non è nuovo a interviste dorate. Pochi anni fa confessò, sempre a Le Monde, di avere una grande nostalgia per Parigi (poverino), «è  lì che che sono veramente cresciuto intellettualmente, è lì che mi sono formato…».

Carte bollate e ricorsi

Per evitare di fine i suoi anni in prigione l’ex terrorista, che può contare su un avvocato di prestigio  come Igor Sant’Anna  Tamasauksas, già consulente giuridico dell’ex presidente brasiliano Lula, è pronto a ricorrere alle carte bollate. La copertura di un big dei principi del foro è preziosa: fu proprio Tamasauksas nel 2010 a concedergli il permesso di residenza permanente in Brasile consentendogli di restare a piede libero. Gli esperti giuridici che hanno visionato la sentenza di espulsione fanno notare alcune lacune e vizi formuli che renderebbero «non difficile la strada dell’appello alla decisione presa dal giudice federale di Brasilia». Non sembra invece trovare nessun riscontro l’ipotesi circolata giorni fa  che l’estradizione dell’ex terrorista possa essere “scambiata” con quella di Henrique Pizzolato, l’ex dirigente del Banco do Brasil condannato a 12 anni nel caso Mensalao e fuggito in Italia con il passaporto del fratello defunto.

 

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