Soluzione Kosovo per l’Ucraina? Un precedente da non imitare

7 Feb 2015 12:04 - di Redazione
Papa Francesco è stato forse il solo ad intuire la “tragica profondità”del conflitto ucraino: come è possibile, nel nostro tempo e nel cuore dell’Europa, una guerra tra cristiani? Com’è possibile infliggere morte e distruzione sotto i simboli dello stesso Dio? Lo ricorda dalle colonne de il Messaggero Sergio Canciani. I vecchi almanacchi e i vecchi atlanti stanno lì ad ammonirci che, perdendo l’Ucraina, l’Occidente perderebbe molto di più di una terra di antica nobiltà, potenzialmente ancora molto ricca di risorse alimentari e industriali. Perderebbe il “limes” che nei secoli, e con la spada, difendeva il cristianesimo dalle varie forme dell’espansionismo asiatico, dalle incursioni mongole ai califfati islamici. In russo il nome “Ukrajina” allude alla frontiera, alla marca di guerra, presidio dell’ultima crociata. “Di qua le bandiere di Cristo Re, di là, sconosciuto e minaccioso, il deserto dei tartari”, scrive Canciani.

Mosca come “terza Roma”

Dopo la caduta di Costantinopoli, e nonostante gli scismi, Mosca era considerata la “terza Roma”, Antemurales Christianitatis”. Una storia evocata, con “cinico pragmatismo”, dallo stesso Putin “quando aveva bisogno delle benedizioni patriarcali nelle sue brutali campagne contro gli estremismi islamisti nel Caucaso”. L’Ucraina è ora un corpo dilaniato, avvelenato dalla sua stessa storia e conteso tra i “nuovi padroni dell’Ovest e i rabbiosi restauratori dell’Est”. Ognuno si porta dietro il suo carico di rancori e di vendette. I polacchi e i baltici sognano di allargare la Nato fino alle porte di Mosca. Putin enfatizza la sua “visione imperiale di Nuova Russia”, allargando il suo spazio vitale mostrando di non subire condizionamenti e umiliazioni provenienti dall’Europa e dall’America. Merkel e Hollande forse hanno l’impressione che Putin non intende spingere fino al limite della rottura e immaginano per l’Ucraina lo “schema sperimentato nei Balcani”. Appellarsi alla libera volontà del popolo è un inganno, buono per tutte le stagioni e per qualsiasi commedia. “America ed Europa negano alla forte minoranza russa dell’Ucraina di ricongiungersi alla madrepatria? Perché a loro viene negato il diritto – risponde Mosca – che è stato concesso agli albanesi del Kosovo, compresa l’invenzione americana di un esercito di liberazione creato nel corso di una notte?”

L’Ucraina circondata dagli arsenali della Nato e di Putin

Domande brucianti. Se si guarda a quel che è accaduto in Bosnia-Erzegovina (“una baracca che potrebbe crollare al minimo soffio”) e nel Kosovo (“si regge sul ricatto e la corruzione”) c’è da rabbrividire.  Una Ucraina circondata a occidente dagli arsenali della Nato e ad oriente da quelli di Putin, sarebbe una Ucraina assediata. Altro che
sviluppo e pace, di cui avrebbero quei popoli grande bisogno. Senza dimenticare, avverte Canciani, l’ “antimurales Christianitatis” di fronte allo spaventevole deserto dei tartari che oggi non è più vuoto e si chiama Grande Califfato.

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