Putin gela gli Usa: vogliono un mondo unipolare, ma a noi non va bene

7 Feb 2015 18:29 - di Roberto Frulli

Si sta tentando di «far passare per normale l’assetto mondiale esistente venutosi a creare nei decenni dopo il crollo dell’Urss, con a capo un solo leader incondizionato che vorrebbe rimanere tale». Vladimir Putin attacca frontalmente gli Stati Uniti con ennesimo affondo nel contesto della crisi ucraina. «Questo assetto mondiale – avverte il presidente russo – non andra’ mai a genio alla Russia».
Detto questo, tuttavia, l’uomo forte russo chiarisce: la Russia non vuole «combattere con nessuno. Non vogliamo combattere con nessuno ma intendiamo collaborare con tutti».
Quanto alle sanzioni inflitte a Mosca da Usa e Ue, «non possono essere efficaci nei confronti di un Paese come la Russia, anche se ci danneggiano – spiega con malcelato orgoglio il leader del Cremlino alla vigilia di un inasprimento delle restrizioni previsto per la prossima settimana. – Noi lo dobbiamo capire, e capendolo dobbiamo aumentare il nostro livello di sovranità anche nella sfera economica».
Resta l’interrogativo su cosa fare per risolvere la crisi ucraina. E i dubbi che aleggiano sono tanti. La Merkel si interroga sui colloqui fra lei, Putin e Hollande, colloqui dai quali è stata tenuta fuori l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera, Federica Mogherini: «Dopo i colloqui di ieri – ammette la cancelliera tedesca di fronte ai partner europei accorsi alla conferenza di sicurezza di Monaco – posso dire che è incerto che questi abbiano avuto successo, ma ha certamente avuto valore il tentativo. Io non ho nessuna garanzia che Putin faccia quello che dice. Servono passi sostanziali che diano impulso agli accordi di settembre. La Russia deve dare il suo contributo a una soluzione pacifica, non ci può essere una soluzione militare a questo conflitto».

Ma Biden replica a Putin: deve uscire dall’Ucraina o si aspetti sanzioni

«Putin – sostiene il vicepresidente Usa, Joe Biden – è responsabile del fatto che oggi il mondo è un altro, il mondo è diverso da sei anni fa e anche da due anni fa». Gli Usa hanno sperato in una Russia «integrata nell’economia globale ma Putin ha scelto un’altra strada». Ora, dice Biden, «Putin deve decidere se uscire dall’Ucraina o pagare un prezzo caro con le sanzioni».
Tutti gli alleati, naturalmente, sono d’accordo sul fatto che la soluzione non è quella di fornire armi a uno dei contendenti.
«Se stai cercando una soluzione politica, fornire armi ad uno dei contendenti non mi sembra un gesto molto coerente. La fornitura di armi è sempre una decisione bilaterale dei singoli Stati che non coinvolge direttamente la Ue, ma non vedo nel panorama europeo una spinta in questo senso. Anche negli Stati Uniti se ne discute, ma non è stata presa nessuna decisione. Gli americani sono, come noi, molto preoccupati. E, come noi, sono convinti che l’unica via di uscita da questo conflitto sia una soluzione politica – sostiene la Mogherini, secondo cui «senza il sostegno politico, finanziario e militare del Cremlino i separatisti non potrebbero fare quello che stanno facendo. Quindi Putin ha in mano gli strumenti per risolvere il problema».
L’Ex-ministro degli Esteri ripercorre quello che è stato l’iter che ha portato all’inasprimento delle sanzioni. «Il lungo silenzio si è rotto dopo il bombardamento di Mariupol e la dura reazione della Ue – spiega la Mogherini – Al Consiglio dei ministri degli Esteri europei abbiamo preso la decisione, all’unanimità, di estendere fino a settembre le sanzioni esistenti e abbiamo concordato, restando uniti, una nuova lista di nomi da colpire – aggiunge l’ex-parlamentare del Pd sottolineando che «è stato deciso all’unanimità anche di aumentare gli sforzi per trovare una soluzione politica alla crisi. A questo punto si è mosso qualcosa per rilanciare gli accordi di Minsk».
«Berlino – ricorda la Mogherini cercando di spiegare perché lei è stata tenuta fuori dai giochi – ci ha subito informati e consultati. Ma le riunioni a livello del gruppo di contatto non facevano progressi e intanto la situazione sul terreno diventava ogni ora più drammatica. Così Hollande e Merkel hanno lavorato insieme al presidente ucraino Poroshenko a una proposta per arrivare a una soluzione. Ne hanno discusso a lungo. E adesso Merkel e Hollande hanno messo a punto una proposta europea. Sono arrivati al Cremlino contando sul sostegno di tutti i ventotto governi dell’Unione». Ma, appunto, la Merkel ha espresso tutti i suoi dubbi che la cosa possa andare in porto tuttavia non vede come soluzione l’invio di armi: «il problema – dice la cancelliera – è che io non riesco a immaginare che il miglioramento delle truppe in Ucraina dal punto di vista militare potrebbe impressionare così tanto Putin, da fargli credere che possa perdere. Devo dirlo in modo franco – avverte gli alleati – in questo conflitto non si vince militarmente».
«Non è l’invio di armi a Kiev che risolve il problema – ammette anche il viceministro degli Affari Esteri, Lapo Pistelli – Anche se la strada diplomatica è dura, perché ingaggiare Putin in un accordo ragionevole che faccia applicare i protocolli di Minsk, che faccia creare una de-escalation a questo conflitto, non è certamente una passeggiata di salute».

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