Frode fiscale, Mannheimer patteggia la pena e versa 6,3 milioni di euro

18 Feb 2015 15:38 - di Redazione

Il sondaggista Renato Mannheimer, accusato di associazione a delinquere per una presunta frode fiscale da circa 10 milioni di euro, ha patteggiato 1 anno e 11 mesi con la sospensione condizionale della pena. Il gup di Milano Cristina Di Censo, nel ratificare il patteggiamento, ha spiegato nelle motivazioni che il presidente dell’Ispo ha risarcito integralmente il “danno tributario”, versando all’ Agenzia delle Entrate circa 6,3 milioni di euro.

Mannheimer accusato di evadere il fisco

Il giudice, ratificando gli accordi tra accusa e difese, ha accolto anche i patteggiamenti a 1 anno e 11 mesi e 11 giorni per il commercialista Francesco Merlo, a 1 anno e 11 mesi per il tunisino Hedi Kamoun e a 2 anni e 4 mesi per un altro imputato, Giovanni Battista Colleoni. Sono stati assolti, invece, due imputati, Emanuela Ajelli e Umberto Ajelli, che erano a processo con rito abbreviato. Altri due, Dan Singer e Angela Corbetta, sono stati rinviati a giudizio e il processo inizierà il prossimo 17 aprile. Nelle motivazioni della sentenza il giudice ha scritto che sono stati “determinanti” nella valutazione della pena sospesa per Mannheimer, difeso dal professore Mario Zanchetti, “gli intervenuti risarcimenti integrali del danno tributario”. Il gup, inoltre, ha spiegato che il sondaggista ha assunto nel procedimento un atteggiamento “remissivo, leale e collaborativo”.

False fatturazioni e società inesistenti

Lo scorso ottobre, il pm Adriano Scudieri, dopo aver chiuso le indagini a febbraio, aveva chiesto il processo per Mannheimer e altre nove persone per un presunto sistema fraudolento che sarebbe stato messo in atto per aggirare il fisco attraverso false fatture e società esistenti solo sulla carta. Il sondaggista, in particolare, era accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’utilizzo di false fatture per operazioni inesistenti (per circa 30 milioni di euro), assieme ad altre quattro persone, tra cui Merlo. Poi è arrivato l’accordo per il patteggiamento dopo il risarcimento all’Agenzia delle Entrate. Secondo le indagini, sarebbe stato proprio Mannheimer “l’ideatore e beneficiario dell’attività fraudolenta, posta in essere attraverso il consulente e commercialista Merlo” e tramite le cosiddette società “filtro” e una serie di società “cartiere” tunisine. Mannheimer, come si legge nell’imputazione, si sarebbe servito “al fine di evadere le imposte sui redditi e sull’Iva, nelle dichiarazioni fiscali societarie per gli anni dal 2004 al 2010” di fatture “per operazioni inesistenti”.

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