Case ai rom e asilo più facile: le folli richieste dell’Europa all’Italia

24 Feb 2015 15:09 - di Anna Clemente
rom

Bocciati sui rom, sui poteri dell’Unar e rimandati sulla questione immigrazione, dove l’unica nota positiva che viene registrata è quella di Mare Nostrum. L’Europa torna a bacchettarci sulle politiche anti-discriminazione, sostenendo che molto resta ancora da fare, sebbene – viene concesso – siano stati fatti dei passi in avanti. Il giudizio è contenuto nel documento con cui l’Ecri, la commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, misura i risultati ottenuti rispetto alle raccomandazioni diramate nel 2012. Si tratta però di un testo che non sembra considerare affatto il contesto e i chiaroscuri delle situazioni che vengono prese in esame – in particolare rom e immigrazione – a partire dal loro dato emergenziale o dalle criticità che comportano.

L’Europa chiede case per i rom

Della questione rom, per esempio, si dice che l’Italia non garantisce ancora tutti i diritti e che i passi in avanti compiuti sono stati «lenti». In particolare, si punta il dito sul fatto che le autorità italiane non hanno ancora introdotto misure per assicurare ai rom colpiti da ordini di sgombro i diritti degli altri cittadini, come la possibilità di contestare l’ordine davanti a un tribunale, o misure per garantire la possibilità di accedere a un luogo dove abitare. Ma il giudizio, basato sulle informazioni raccolte dalle autorità competenti e da fonti terze, non sembra tenere in alcuna considerazione il fatto che l’emergenza abitativa riguarda una fetta ampia dell’intera popolazione che vive in Italia e della quale i cittadini italiani sono vittime quanto e spesso più dei cittadini non italiani. Nessun accenno, poi, all’elemento di turbativa che gli stessi rom causano nella gestione del patrimonio abitativo pubblico, né ai fenomeni di illegalità che si sviluppano non solo nei campi o laddove la presenza dei rom è massiccia, ma anche in quelle zone che vengono elette a “terra di conquista”, a partire dalle stazioni ferroviarie.

La bacchettata sulle richieste di asilo troppo difficili

Non diverso il discorso per quanto riguarda gli immigrati. La Ecri, che aveva stigmatizzato i respingimenti e loda Mare Nostrum, lamenta una difficoltà per i richiedenti asilo nell’orientarsi nella burocrazia italiana. «Poca informazione», viene detto tra l’altro, mentre si auspica che l’Italia non perda l’occasione della direttiva europea sull’uniformità delle procedure che entrerà in vigore da luglio, in modo da semplificare le richieste. Ma nel testo della commissione contro le discriminazioni non si trova alcun accenno al fatto che il Paese è di fatto lasciato solo nella gestione degli enormi flussi migratori che attraversano il Mediterraneo o del fatto che i centri di accoglienza lungo tutta la Penisola sono al collasso, mentre i tribunali avvertono che la gran parte delle richieste di asilo è priva dei requisiti necessari per ottenerlo, trasformandosi solo in un inutile aggravio per i già intasati palazzi di giustizia nostrani.

Il sogno di un “tribunale” Unar

Infine, una notazione sull’Unar, l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali in capo alla Presidenza del Consiglio. L’Ecri loda il fatto che abbia una dotazione di 2 milioni di euro l’anno e di 25 membri di staff, sufficienti a garantirne l’azione, ma lamenta che non sia dotato di una sua autonomia «de jure» e soprattutto che non possa «sollevare azioni legali autonomamente in casi di discriminazione», mentre può “solo” aiutare la corte a decidere. Ora, se si considera che l’Unar è l’Ufficio da cui, sotto l’etichetta di “lotta all’omofobia”, sono partite tutte le raccomandazioni per l’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole è facile capire quale tipo di pervasività potrebbe avere nella vita dei cittadini italiani qualora fosse anche dotata di una sua capacità autonoma di chiamare in giudizio chicchesia.

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