Lotta al terrorismo: è “Clintmania”, tutti pazzi per il film di Eastwood

13 Gen 2015 11:02 - di Valerio Pugi

«Le mitragliate parigine, le lacrime, le folle di manifestanti riportano l’attenzione su un grande dibattito. Dibattito dai mille risvolti, che ha coinvolto attori, politici, filosofi e sul quale ogni cittadino, dall’11 settembre in poi, si sente chiamato a riflettere. Riflessione che non si interrompe neanche sulle poltroncine del cinema, almeno per tutti coloro che hanno scelto di vedere il film campione di incassi American Sniper, di Clint Eastwood». Lo scrive Affaritaliani.it che così prosegue: «La storia di un cecchino chiamato leggenda perché non manca un bersaglio, disposto a veder morire bambini e donne pur di salvare gli Usa dalla minaccia terroristica, riapre quesiti che sono prima ancora filosofici che geopolitici. E’ una nuova forma di guerra quella che l’Occidente si trova a combattere contro il terrorismo transnazionale di al-Qaeda? Il targeted killing è un modo legittimo per difendere la democrazia a fronte di un nemico che mira a destabilizzare non solo gli Usa, ma tutto l’assetto internazionale? Qualcuno sostiene che le posizioni del regista (criticato più che mai per questo lavoro “filoamericano e inneggiante alla violenza”) siano proprio queste e celino una critica ad anni e anni di riflessioni da parte di intellettuali come Derrida o Badiou, che hanno inserito la guerra al terrorismo nelle categorie dei conflitti classici senza rendersi conto che, come ha scritto Simone Regazzoni nel super attaccato Stato di legittima difesa, “dopo l’11 settembre il mondo è entrato in una nuova era, quella del conflitto armato del terzo tipo che eccede le categorie del conflitto armato internazionale e non-internazionale”».

Da sempre sostenitore dei Repubblicani

Eastwood, che si descrive come un libertario, è repubblicano fin dal 1951, quando sostenne la candidatura di Dwight Eisenhower. Nel 1968 e nel 1972 sostenne Richard Nixon, pur criticandone la moralità dopo lo scoppio dello scandalo Watergate. Appoggiò anche Arnold Schwarzenegger in entrambe le campagne elettorali governative della California nel 2003 e nel 2006 e ha sostenuto e finanziato il candidato John McCain per le elezioni presidenziali del 2008. Malgrado ciò l’attore non si considera comunque un conservatore (è infatti di idee piuttosto progressiste per quanto riguarda la politica sociale) e in alcune circostanze ha sostenuto le campagne anche di candidati democratici. Nell’agosto del 2012 è intervenuto alla convention repubblicana di Tampa e ha portato un duro attacco al presidente Barack Obama e alle sue politiche interventiste. Nel suo intervento, fingendo di dialogare con il presidente democratico, si è rivolto ad una sedia vuota. 

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