Italiane rapite, pagare il riscatto vuol dire finanziare il terrorismo

2 Gen 2015 17:39 - di Corrado Vitale

Siamo tutti in trepidazione per la sorte di Greta e Vanessa, le due ragazze italiane rapite in Siria. Ma una domanda, prima o poi, bisognerà porsela, senza ipocrisia e senza falsi buonismi: può uno Stato legittimare una banda di sequestratori terroristi accettando di intavolare una trattativa per il riscatto, peraltro ultramilionario (stando ai si dice) che andrebbe a carico dei contribuenti italiani?  Molti lo pensano, ma pochi hanno il coraggio di dirlo apertamente.

Corsaro: «Non si tratta con i terroristi»

Tra questi pochi c’è Massimo Corsaro, che su Facebook  sfida il politically correct  imperante e ricorda una verità quanto mai scomoda: «Uno Stato che giustamente rifiutò di scendere a patti con i terroristi, sacrificando la vita dell’uomo politico più potente degli anni ’70; uno Stato che, giustamente, rifiuta di negoziare con rapinatori, dirottatori e simili ogni qualvolta questi propongono uno scambio; uno Stato che, magari meno legittimamente, impone vincoli all’uso di patrimoni personali delle famiglie che subiscono un rapimento. Ora, quello stesso Stato, sembra stia negoziando con assassini esaltati, fonte di gran parte dei guai presenti e prossimi del nostro mondo» per riavere a casa le due ragazze.

«Se la sono andata a cercare»

Corsaro ricorda inoltre che Greta e Vanessa sono andate in una terra  pericolosa solidarizzando con la causa politica di gente che odia la civiltà occidentale e i dritti di libertà e dignità della persona garantiti nel nostro modello di vita. Insomma, detto con un linguaggio crudo, se la sono un po’ “andata a cercare”. Qualche “anima bella” si potrà scandalizzare? Sicuramente sì.  Ma vale la pena anche ricordare che molte “anime belle” progressiste e cosmopolite non spesero una lacrima, a suo tempo, per l’assassinio di Quattrocchi, asserendo che anche lui se l’«era andata cercare».

Magdi Allam: «Basta alle ong senza controllo»

Anche Magdi Allam sottolinea, in un articolo per l’edizione on line de Il Giornale,  che «le due ragazze erano simpatizzanti degli stessi gruppi islamici che le avrebbero sequestrate». «In un cartello in arabo con cui si sono fatte immortalare nel corso di una manifestazione svoltasi in Italia si legge: “Agli eroi della Brigata dei Martiri – Grazie dell’ospitalità – Se Allah vorrà presto Idlab sarà liberata – E noi ci torneremo”». La “Brigata dei Martiri”, in arabo Liwa Shuadha, è un gruppo di terroristi islamici il cui capo, Jamal Maarouf, ha ammesso di collaborare con Al Qaida. Al di là della vicenda delle due italiane sequestrate, si pone più in generale  il problema delle ong italiane che agiscono in zone devastate dal  terrorismo  senza controlli e  mettendo a rischio la vita degli stessi operatori. Di qui la proposta, sacrosanta, di risolvere il problema alla radice: «Il governo vieti alle nostre associazioni civili di operare nelle zone dove imperversano il terrorismo islamico o i conflitti armati. È ora di dire basta alle sedicenti associazioni “senza scopo di lucro” che lucrano con il denaro degli italiani, soldi pubblici e privati, per sostenere la causa dei nemici della nostra civiltà. E poi ci tocca pure pagare ingenti riscatti quando vengono sequestrati o si fanno sequestrare. Basta!».

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