Con Bersani 140 parlamentari: “Renzi deciditi, o vuoi l’unità oppure…”

21 Gen 2015 20:47 - di Lisa Turri

Passa l’emendamento Esposito al Senato e Matteo Renzi tira un sospiro di sollievo: chi vuole bloccare le riforme – è il suo commento – non ce la fa. Ma nel suo partito le acque rimangono agitate: Pierluigi Bersani riunisce la minoranza e accusa il premier di non avere voluto una mediazione sulla legge elettorale che era possibile. Con lui 140 parlamentari, un terzo dei voti di cui il Pd dispone per l’elezione del presidente della Repubblica.

Con Bersani Gotor, Fassina e Boccia

 

Alla riunione, nella sala Berlinguer del gruppo Pd, ci sono anche Stefano Fassina, Francesco Boccia, Cesare Damiano e molti senatori in prima fila nella battaglia sull’Italicum al Senato come Miguel Gotor, Vannino Chiti, Corradino Mineo. “Più che una riunione di corrente sembra una riunione di partito”, osserva il deputato bersaniano Giacomo Portas.

“Parassiti” o no? Esposito si scusa

A Bersani non è piaciuto l’epiteto di “parassiti” usato dal senatore Stefano Esposito nei confronti della minoranza dem: “Dare del parassita a Corsini, Gotor, Mucchetti, è pericoloso. È gente per bene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è finita”. E lo stesso senatore Esposito ritratta quell’accusa pesante: “Poiché sono abituato ad assumermi la responsabilità delle mie dichiarazioni, senza cercare di scaricare la responsabilità su altri, ho chiesto scusa per l’utilizzo del termine parassita nei confronti dei miei colleghi contenuta in una mia intervista a Repubblica. Riconoscere di aver sbagliato è un dovere”. Bersani chiede a Renzi di fare un passo concreto per l’unità: “Ora spetta a lui dire se si può partire dall’unità del Pd”.

“Stiamo per cadere nel baratro”

Un appello prima che si cada nel “baratro” arriva a tutto il Pd da Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera: “Stiamo andando tutti verso il baratro. Sarà bene considerare che quando in due si corre verso il burrone, occorre fermarsi insieme, altrimenti si precipita sempre insieme. Mi auguro che il senso di responsabilità prevalga in tutti e che si trovi un punto d’incontro visto che la democrazia è sintesi e non una prova di forza. Purtroppo devo constatare che un esempio oggi ci viene dal ricompattamento del centrodestra: è un dato politico, e non possiamo sottovalutarlo”.

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