Berlusconi: «Niente scherzi, al Colle ci dev’essere un garante di tutti»

14 Gen 2015 20:13 - di Tano Canino

«Vogliamo sperare che si possa arrivare ad un capo di Stato che sia garante di tutti e non solo di una parte. Insisteremo perché ci sia l’indicazione di un nome che saremmo lieti di sostenere con i voti dei nostri 150 grandi elettori uniti a quelli della sinistra». Così, al termine di un’iniziativa politica promossa da Forza Italia al Divino Amore, Silvio Berlusconi si è soffermato sull’elezione del successore di Giorgio Napolitano. Un momento politico estremamente importante per il leader azzurro che non ha nascosto le sue perplessità. «La situazione attuale – ha infatti spiegato – ahimè la conosciamo, la sinistra ha avuto il presidente della Repubblica, ha il presidente del Senato e quello della Camera».

Giorni davvero importanti

Per questo motivo, ha aggiunto, i giorni che ci separano dalla fine del mese, quando inizieranno le votazioni per il nuovo presidente della Repubblica, sono oltremodo «importanti». Giorni che saranno spesi a valutare e capire se una intesa sia davvero possibile. Perché l’obiettivo è chiaro e non differibile: lui e i suoi insisteranno perché ci sia l’indicazione di un nome che sia chiaramente sostenibile anche da parte dello schieramento che non è di sinistra. Insomma, Berlusconi non deflette. Ed è chiaro che non intende cedere di un millimetro nella richiesta di una vera figura di presidente super partes, di un garante di tutti. Ed è perciò con questo quadro ben delineato in mente che si prepara ad incontrare Matteo Renzi e a valutare i nomi che il presidente del Consiglio gli sottoporrà.

«Dobbiamo tornare a governare noi»

Per il resto, la valutazione del leader di Fi sulla situazione italiana, è sempre uguale. Il Paese soffre per l’incapacità e l’insipienza dei suoi governanti. Gli italiani soffrono, il lavoro langue, il futuro è incerto: «Che risposta si può dare a tutto questo? Che torniamo a governare noi» ha chiosato tra gli applausi al termine di una lunga digressione sulle politiche economiche, a suo parere errate, del governo Renzi. «Per rinvigorire l’economia» ha concluso, occorre tornare «alla formula liberale della crescita: meno tasse su famigli, imprese e lavoro, questo produce più consumo, più produzione industriale, più posti di lavoro».

 

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