Napolitano, dai vescovi una replica: eversori sono i politici corrotti

11 Dic 2014 20:22 - di Roberto Frulli

Un «politico corrotto» è «più eversivo» di chi fa antipolitica in maniera onesta. E’ dura la risposta dei Vescovi a Napolitano che aveva parlato «antipolitica come patologia eversiva». Un paradosso che ora torna indietro dietro come un boomerang sul Quirinale.
Monsignor Giancarlo Maria Bregantini
, arcivescovo di Campobasso Bojano e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro, non accetta la dichiarazione corporativa dell’ex-migliorista di Botteghe Oscure. E dai microfoni di Radio Vaticana rinfaccia al mittente: «corruzione e antipolitica, alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all’interno della politica».

«C’è una società sana che non si rassegna e reagisce»

«Credo che occorrano molte mani: ecco il punto nodale – sottolinea monsignor Bregantini -. Dobbiamo fare un’economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma che siano trasparenti. Ci devono essere organi di controllo, la partecipazione della base. E’ il buio che crea la corruzione o l’antipolitica».
E alla domanda se sia più eversivo un politico corrotto o un antipolitico onesto, il capo-commissione Cei risponde di getto, senza tentennamenti nè dubbi: «Un politico corrotto».
«E’ la corruzione che crea entrambi i guai. L’allontanamento dalla politica e poi, di conseguenza, il disservizio – osserva – Però, non stiamo lì tutti, con l’indice puntato contro pochi; dobbiamo tutti insieme dire: creiamo delle istituzioni partecipative che ci permettano di tenere sotto controllo i politici, non solo additandoli ma condividendo, imparando però anche da noi stessi che il denaro, se non lo sai usare, ti schiavizza».
Bregantini si dice preoccupato per la situazione politico-sociale ed economica dell’Italia. «Però – aggiunge -, c’è anche una fortissima reazione morale che c’è stata, ad esempio, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c’è una società sana, che non si rassegna».

Le stilettate di Grillo a Napolitano: onorato di essere eversore

L’improvvida uscita di Napolitano, d’altra parte, è stato un assist formidabile anche per Grillo. Che se la ride: «mi viene spontanea una domanda al Presidente: ma lei mentre la Repubblica affondava nel fango, lei dov’era? Su Marte?”. Così Beppe Grillo che dal blog chiede a Napolitano: «Non si sente responsabile di quel che è successo? Chi è l’antipolitica, lei o io che mi dichiaro eversore?».
E rincara la dose: «caro Napolitano io sono e rimarrò un eversore e ne vado fiero. Accostarmi al sacco di Roma come lei ha fatto ieri, detto da lei all’Accademia dei Lincei, mi rende anche un po’ orgoglioso. Un monito così equivale ad un’onorificenza».
Poi l’affondo ironico e tagliente: «Lo confesso, sono un eversore, mi faccio schifo, Napolitano ha ragione. Pago le tasse, non rubo, denuncio il malaffare, non mi faccio i cazzi miei e nessuno ha ancora cercato di comprarmi», scrive sul blog. E continua: «Sono un problema e me ne rendo conto. L’onestà da noi è fuori moda e una persona onesta con la sua sola presenza dà imbarazzo ai ladri che ormai sono la maggioranza. I delinquenti stanno tracimando, vivono tra noi, nelle istituzioni, nelle banche, nei partiti, nei media, nelle partecipate. A chi ruberanno quando gli onesti saranno assoluta minoranza? Si mangeranno tra di loro, ma la colpa sarà degli eversori, delle persone che si ostinano a rimanere oneste. Dare il buon esempio in questo Paese è l’atto più eversivo possibile. Se non sei ricattabile sei un individuo pericoloso, un eversore appunto».

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