Mafia Capitale lucrava anche su navi “fantasma”: altri due arresti

15 Dic 2014 21:17 - di Redazione

Mafia Capitale aveva anche preso il largo con una nave fantasma, battente la bandiera del “Pirata”, uno dei soprannomi di Massimo Carminati. Una truffa da 7 milioni di euro allo Stato era stata compiuta da alcuni uomini della banda – secondo i pm di Roma – con la complicità di tre ufficiali della Marina Militare, arrestati dalla Guardia di Finanza. Sono Mario Leto (capitano di Corvetta), Sebastiano Distefano (primo maresciallo) e Salvatore Mazzone (maresciallo). Avevano rifornito con 11 milioni di litri di gasolio una nave affondata nel 2003, attraverso false attestazioni nella base di Augusta, in provincia di Siracusa. Altri tre destinatari delle ordinanze d’arresto sono latitanti: Massimo Perazza, detto “il romanista”, considerato il terminale di Carminati, Andrea d’Aloja e il danese Lars P.Bogn, rispettivamente rappresentanti italiani e titolare della società O.W. Supply che aveva vinto l’appalto con il Ministero della Difesa per i rifornimenti.

La dinta consegna di carburante

Oltre agli arresti il gip ha disposto il sequestro di beni per 7,4 milioni di euro. Gli indagati di questo filone – chiamato Ghost Ship, Nave Fantasma – sono in tutto dieci. L’associazione criminale aveva organizzato secondo i finanzieri la consegna di milioni di litri gasolio al deposito della Marina Militare di Augusta, in Sicilia. Solo sulla carta, però. La nave cisterna era infatti la “Victory I“, mai attraccata nel porto siracusano perchè naufragata nell’Oceano Atlantico nel settembre 2013. Alcuni membri dell’equipaggio risultano ancora oggi dispersi. Il “meccanismo criminale” era “articolato sul doppio binario di un’attività lecita di ordinaria gestione degli impegni contrattuali e di parallele operazioni di illecita simulazione”, scrive il gip Alessandro Arturi nell’ordinanza di arresto. Venivano insomma formulate “richieste esorbitanti di carburante”. Arturi parla di “caratura criminale di notevole spessore” dei sei destinatari dell’ordine d’arresto. «Saremo inflessibili contro i pochi indegni che tradiscono il loro giuramento», fa sapere il ministero della Difesa. La Marina si costituirà parte civile. E l’inchiesta si allargherà anche a un possibile contrabbando di carburante, progetto di cui parla con i due figli il boss Ernesto Diotallevi – in affari con Carminati – in un’intercettazione dei carabinieri del Ros. Nel giorno in cui il prefetto di Roma nomina la commissione che esaminerà il Campidoglio per relazionare sulle possibili infiltrazioni mafiose, non hanno risposto al Gip Salvatore Ruggiero e Rocco Rotolo, i due presunti ‘ndranghetisti accusati di mediare con il clan Carminati. Il direttore del ‘Tempo’ Giammarco Chiocci ha invece reso noto di essere indagato per favoreggiamento: incontrò “il Pirata” nel marzo scorso, nello studio del suo legale a Roma, “solo per il mio lavoro” ha ribadito, dicendosi a disposizione della magistratura.

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