Zedda tra inchieste e gaffe: l’enfant prodige della sinistra è già al tramonto

26 Nov 2014 13:04 - di Paolo Lami

Quando era diventato sindaco di Cagliari, era stato salutato, con toni enfatici, come l’enfant prodige della sinistra. Ed era stato persino facile il parallelo con Renzi: anche lui outsider, anche lui giovane, anche lui una sorpresa nei risultati elettorali visto che, a 35 anni, si era preso il capoluogo sardo dopo 20 anni che lì il Centrosinistra ininterrottamente non vinceva. Un «gemello di gol» lo avevano definito entusiasta su La Stampa il giornalista Jacopo Iacoboni paragonandolo a Renzi. Ma Massimo Zedda, vendoliano di ferro – altroché la frase «non ho padrini politici» sfuggitagli in un eccesso d’arroganza subito dopo l’elezione – inciampa anche lui nella magistratura. Per un motivo, tutto sommato, banale. Ma che ben spiega il personaggio. Una storiaccia di poltrone. O, come si dice nel linguaggio manageriale-politichese, di spoil system.
Da presidente della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari l’1 ottobre del 2013 aveva nominato sovrintendente del Lirico, Marcella Crivellenti, una quarantenne organizzatrice teatrale titolare del sito BamTeatro, passando serenamente sopra i 43 curriculum, anche molto più prestigiosi, arrivati al Cda del Lirico nel momento in cui la Fondazione aveva diffuso la sua manifestazione d’interesse.

Bastonato dal Pd, bocciato dal Tar, inseguito dai giudici

Una nomina, quella della Crivellenti, giudicata assolutamente inadeguata da più parti. Apertamente contestata non solo dall’opposizione politica ma anche dai lavoratori del prestigioso Teatro Lirico di Cagliari, era stata persino contrastata dagli stessi compagni d’avventura del neo-sindaco, cioè dal Pd, il primo partito che lo sostiene in consiglio comunale. Tanto che il capogruppo del Pd al Comune aveva fatto partire un comunicato stizzito prendendo nettamente le distanze dalla bravata di Zedda «Non siamo convinti del profilo prescelto per un ruolo così importante e delicato…».
Poi dalle parole si era passati ai fatti. Era arrivato prima un esposto dei lavoratori del Teatro. Poi i ricorsi di due esclusi che sottolineavano come la Crivellenti non avesse i requisiti e le competenze stabiliti dallo statuto e dalle norme ministeriali che regolano la scelta dei sovrintendenti. Quindi la bocciatura, perché giudicata illegittima, da parte del Tar, nel novembre 2013, della nomina imposta da Zedda agli altri componenti del Cda. Neanche a quel punto Zedda aveva rinunciato alla sua pupilla. E aveva continuato il braccio di ferro. Tanto che, quando il Cda dell’Ente, dopo la bocciatura della Crivellenti da parte del Tar, aveva votato la prestigiosa nomina del nuovo sovrintendente – Mauro Meli cagliaritano di 59 anni, già direttore artistico del Regio di Parma e della Scala e per sette anni, dal 1996 al 2003, proprio alla guida del Teatro Lirico di Cagliari, Zedda ha tenuto ostinatamente il punto: non c’è stata, infatti, la sua preferenza, da presidente della Fondazione, a Meli.
Ieri la nuova tegola sul giovane rampante vendoliano Zedda: rinvio a giudizio, con l’accusa di abuso d’ufficio, da parte del gip cagliaritano Roberto Cao non solo per la nomina incauta della Crivellenti ma anche per aver cacciato ingiustamente e senza alcuna motivazione formale il maestro Giorgio Baggiani – altra questione spinosa di poltrone e di spoil system sulla quale anche il Tar ha dato torto a Zedda – dall’organo amministrativo del Lirico sostituendolo con un membro di propria fiducia che gli garantisse la maggioranza, il fotografo Corrado Cabras. Che aveva preso, secondo il Tar, illegittimamente il posto di Baggiani e che ora lo ha dovuto restituire.

Amico di famiglia di Napolitano e figlio d’arte in politica

Insomma una serie di impicci a non finire che hanno fatto perdere velocemente l’allure al personaggio Zedda salutato il giorno della sua elezione, con toni ampollosi, perfino dalla sabauda Stampa di Torino come il nuovo Renzi.
Ottimo affabulatore, Zedda aveva anche giurato ai suoi cittadini che Cagliari sarebbe diventata Capitale della Cultura Europea. Ma la candidatura, sulla quale il neosindaco aveva speso tutta la sua credibilità, peraltro già appannata dalla questione delle nomine al Teatro Lirico, è stata “asfaltata” dalla rivale Matera. E Zedda è rimasto con un pugno di mosche in mano.
Figlio d’arte – il padre, Paolo Zedda, ex-dirigente dell’ala migliorista del Pci sardo, grande amico di Napolitano – nato Pds e poi folgorato sulla via di Damasco da VendolaMassimo Zedda è scivolato anche su un’altra vicenda dimostrando un’ingenuità incredibile che non è propriamente il pregio migliore per un sindaco che deve governare una città grande come Cagliari. Quando a Cagliari si è presentato il cavaliere dell’Ordine Equestre di San Sepolcro di GerusalemmeLuca Silvestrone, sedicente emissario di un Fondo statunitense interessato a rilevare la squadra di calcio del Cagliari dalle mani del suo storico presidente Massimo Cellino che se ne voleva disfare, Zedda ha steso tappeti d’oro all’illustre sconosciuto emerso dal nulla grazie a Facebook, cavalcando la vicenda fino al momento in cui quella che sembrava la svolta della città e del suo stadio si è sgonfiata come una bolla di sapone. Il Fondo Usa è sparito. O, forse, non è mai veramente esistito se non nei racconti di Silvestrone. Gli 85 milioni promessi ai quattro venti da Silvestrone non sono mai arrivati.
Una figuraccia che ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi, ai cittadini cagliaritani e allo stesso Cellino. Il quale ha liquidato l’ingegnuità di Zedda con una stoccata gelida: «Il Fondo Usa? Cercatelo a “Chi l’ha visto?“, io dopo l’accordo di Miami non ho piu’ sentito nessuno e non ho visto soldi. Ho sempre pensato che Silvestrone rappresentasse solo se stesso, il sindaco lo ha fatto entrare in Comune, i tifosi volevano che lo ricevessi e l’ho ricevuto. E invece soldi non ce ne sono, e neppure investitori». Detto insomma da uno come Cellino, che di calcio se ne intende, Zedda non è propriamente un fuoriclasse. Nè un «gemello di gol». Di certo non è l’enfant prodige che la sinistra ha messo sul piedistallo. Più probabilmente uno che ogni volta che calcia prende una traversa.

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