«Grazie per la stima, ma…». Le tre mosse di Salvini per smarcarsi dal Cav

26 Nov 2014 16:54 - di Valeria Gelsi

Ringrazia, ma – continuando a usare le metafore calcistiche – si smarca. All’indomani di quella che molti hanno visto come una investitura da parte di Silvio Berlusconi, con «l’offerta di guidare l’attacco del centrodestra», Matteo Salvini manda tre messaggi molto precisi al Cav e all’elettorato.

1-La Lega non è gregaria

La prima occasione è stata un’intervista a Radio Padania, in cui “l’altro Matteo” ha spiegato che «ringrazio Silvio Berlusconi per gli attestati di stima, che io non prendo come stima personale ma come interesse per il nostro progetto politico che non cambiamo». Ecco il primo messaggio: lui non ha bisogno di registi e la Lega non ci sta a fare il satellite di Forza Italia. Figurarsi, quindi, ad accettare l’ipotesi di una lista unica per conquistare il premio di maggioranza, così come dovrebbe essere secondo l’Italicum del Nazareno.

2-La legittimazione arriva dalle piazze

Il secondo messaggio è arrivato in risposta alle chiusure di Alfano, che vorrebbe un centrodestra senza Carroccio, ma è evidente che non era diretto solo al ministro dell’Interno. «Alfano ci ha messo fuori gioco in questi mesi di governo con una gestione disastrosa. Vedremo. Le alleanze – ha detto Salvini – arrivano alla fine e saranno le piazze a decidere sia i candidati sia i contenuti. Non ci saranno accordi segreti». Tradotto: Salvini non vuole apparire come un “nominato”. La sua legittimazione – è il messaggio che fa passare – arriva e arriverà dal basso.

3-I nomi sono l’ultimo passaggio

«Per me, Alfano può stare soltanto in panchina. Ma non perché lo dico io: si è messo in panchina da solo. Io costruisco un’alternativa a Renzi, non posso farlo con chi fa parte del governo Renzi», ha poi aggiunto Salvini, nel corso di una intervista all’Ansa, durante la quale è arrivato anche il terzo messaggio: i nomi vengono alla fine, prima serve un progetto. «Fanno piacere i complimenti di Berlusconi, ma rimanendo in campo calcistico – ha detto il leader del Carroccio – se non ci sono squadra e schemi, anche se hai Maradona, non vai da nessuna parte».

 

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