Alfano rispolvera i due forni: con Fi alle politiche, con il Pd alle regionali

12 Nov 2014 12:08 - di Silvano Moffa

Angelino Alfano non nasconde la soddisfazione del Nuovo Centrodestra per l’accordo di maggioranza raggiunto sulla riforma elettorale. In una lunga intervista a La Stampa spiega le ragioni dell’intesa sottoscritta con Renzi e si sofferma sugli scenari futuri che si aprirebbero se l’Italicum, nella sua ultima versione, dovesse superare lo scoglio del Parlamento e diventare legge. Aver portato a casa lo sbarramento al 3% e  un sia pur parziale ritorno alle preferenze, secondo la prospettiva del ministro dell’Interno, metterebbe al riparo Ncd dalle incursioni eliminatorie di Berlusconi e farebbe assumere al partito, nato da una scissione del Pdl, un ruolo dirimente all’interno dello stesso governo. Non sempre, però, in politica, il calcolo delle convenienze riserva frutti gustosi. Né quel che oggi, alla luce della logica, appare evidente, lo potrà, con assoluta certezza, essere un domani. La storia insegna che gli umori della gente non sono poi facilmente sondabili  né così stabili. Tutto può cambiare in poco tempo. E, con i tempi che corrono, e la sfiducia crescente degli italiani, può succedere di tutto.

Superato il Patto del Nazareno

Proviamo, comunque, a prendere per buono il ragionamento di Alfano. Secondo il suo punto di vista proprio la riforma elettorale, nella formulazione che manda in soffitta il Patto del Nazareno, potrà far scoccare la scintilla della riunificazione del centrodestra. Come? Semplice. Perché, con il premio di maggioranza fissato al 40%, se il centrodestra vuol provare a vincere contro Renzi, dovrà necessariamente mettere da parte i rancori e riunificarsi. Ad una condizione – ecco un punto chiave che desta perplessità – che lasci fuori dalla ipotetica alleanza la Lega di Salvini, a suo dire troppo proiettata su posizioni di destra antieuropea, radicale ed estrema. Senza entrare nel merito di un giudizio nei confronti di Salvini che, francamente, appare fin troppo affrettato e superficiale, è davvero paradossale che nella ricomposizione di un quadro di alleanza alternativa a Renzi si escluda proprio il soggetto che, in questo momento, è in costante crescita elettorale, e che non usa mezzi termini per anteporsi al dilagante renzismo e allo sconfortante pensiero unico che sta inguaiando come non mai il Paese.

Prove di alleanza Pd-Ncd per le regionali

Di più, paradosso dei paradossi, mentre, da un lato, Alfano cerca di scuotere Forza Italia attenuando la vis polemica che finora ha trasformato ogni possibile confronto fra vecchi sodali in terreno di conflitto, in antagonismo acceso, se non in autentica reciproca repulsione, mentre, appunto, si accarezza il sogno di una possibile riunificazione dopo essersele date di santa ragione, ti capita di apprendere che in Toscana, per le prossime regionali, si stanno facendo le prove generali di una alleanza Pd-Ncd, replicabile – ecco un altro elemento che lascia interdetti – a livello più ampio, ossia a livello nazionale. Insomma, Alfano, da ex democristiano a tutto tondo, ha imparato alla perfezione la politica dei due forni di Andreottiana memoria. Per chi non lo ricordasse la tesi del Divo Giulio era molto semplice. Per fare il pane, ossia la politica più congeniale al mantenimento del potere, occorreva servirsi dei due forni a disposizione (destra o sinistra), a secondo di chi “facesse il prezzo del pane più basso”. C’è un rischio però che Alfano non ha calcolato. Quei tempi sono lontani. Ad essere temerari, questa volta, ci si potrebbe bruciare.

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