Legge di Stabilità: dopo le Regioni, anche pensionati e consumatori bocciano Renzi

21 Ott 2014 12:59 - di Ginevra Sorrentino

Il testo della Legge di Stabilità non è ancora arrivato al Quirinale per la firma e già, secondo un’indiscrezione trapelata da fonti europee e ripresa dalle agenzie di stampa, il presidente uscente della Commissione Ue Barroso avrebbe chiesto un margine di correzione della manovra del rapporto deficit-Pil dello 0,5%. Come a dire che ci sarebbero trattative ufficiose in corso tra Roma e Bruxelles quando, come ha sottolineato il presidente dei deputati di FI, Renato Brunetta, «siamo al 21 ottobre e ancora il testo definitivo non è arrivato sul tavolo del Quirinale per gli adempimenti previsti dalla Costituzione. Né tanto meno il provvedimento è stato trasmesso al Parlamento, che avrebbe dovuto riceverlo già 6 giorni fa». Quindi, si chiede ancora l’esponente azzurro rincarando la dose di dubbi e perplessità, «quale testo è stato inviato alla Commissione europea? Quali saldi presenta? Quali coperture sono state individuate per le misure in esso contenute?». Non solo, nella sua disamina polemica Brunetta ricorda quanto stabilisce il Two Pack, e cioè che «entro il 15 ottobre di ogni anno deve essere presentata al Parlamento, e non soltanto inviata in Europa, la Legge di Stabilità», mentre per il deputato forzista il governo il 15 ottobre si è limitato ad approvare «la cosiddetta “copertina” del suo disegno di Legge di stabilità», inviando alla Commissione Ue un testo «a tutt’oggi in fase di scrittura e riscrittura». Ma allora, conclude Brunetta, «che credibilità può avere un governo che manda alla Commissione europea un testo non definitivo, senza alcun imprimatur da parte dello stesso Quirinale?». E, soprattutto, si interroga ancora il deputato di Forza Italia, «cosa pensa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sempre così attento al dettato costituzionale, soprattutto quando esso ha riflessi internazionali, di quanto sta succedendo in tema di Legge di Stabilità?».
Una situazione in fieri? In progress? O semplicemente poco chiara? Quel che è certo, al momento, nella lacunosità della situazione, è che dopo la rivolta delle Regioni contro i tagli previsti dal provvedimento del Governo Renzi, oggi sono i sindacati del pensionati a insorgere in merito alla norma che ritarderebbe il pagamento delle pensioni dal primo al 10 del mese: «Si tratta – dicono i segretari generali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, Carla Cantone, Giggi Bonfanti e Romano Bellissima – di un vero e proprio accanimento nei confronti degli anziani». Di più: «Il governo – affermano i tre sindacalisti – non ha previsto per loro alcun tipo di aiuto e di sostegno ma ha pensato come complicargli ulteriormente la vita. Ci domandiamo cosa abbiano fatto di male i pensionati e gli anziani per essere trattati così». Un dissenso rivendicato e ribadito anche da Federconsumatori e Adusbef che hanno definito la proposta di slittamento al 10 del mese del giorno del pagamento delle pensioni «una misura ingiusta e inaccettabile, che si configura come un vero e proprio sopruso nei confronti dei pensionati, che sono stati tra le fasce più colpite dalla crisi economica», aggiungendo in conclusione, per bocca dei presidenti delle due organizzazioni dei consumatori, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, che «la vera operazione chiave per creare benefici al sistema economico ed alle condizioni delle famiglie non è ritardare i pagamenti delle pensioni, bensì avviare un serio, responsabile, concreto ed immediato piano straordinario per il lavoro». Ma tra tagli e stanziamenti, proposte di proroghe e deroghe, promesse e danni collaterali, il dialogo prosegue. E le recriminazioni aumentano.

 

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