Celentano chiede la grazia per Fabrizio Corona: i criminali escono dalla galera, lui resta in cella
Era da un bel po’ che il Molleggiato non faceva notizia. Ecco che, all’improvviso, ha fatto riaccendere i riflettori, andando in soccorso di Fabrizio Corona, il personaggio capace di spaccare a metà l’opinione pubblica e di essere, con le sue vicende, uno dei più cliccati sul web. «Caro Presidente Napolitano, mi scusi, se con tutti i grattacapi che immagino lei abbia, anch’io mi accodo con una richiesta di grazia per Fabrizio Corona». Inizia così la lettera aperta al Capo dello Stato che Adriano Celentano posta sul suo blog. «Pensi – scrive Celentano – che io non l’ho mai conosciuto, ma ho seguito le sue vicissitudini attraverso i giornali e la televisione. E ogni volta, quando lo vedevo e lo sentivo parlare, avvertivo come un qualcosa che spaccava in parti uguali due sentimenti fra di loro contrastanti: da un lato mi irritava la sua spavalderia nell’ostentare tanta sicurezza, dall’altro avvertivo un senso di profonda tenerezza come chi, bisognoso di affetto, improvvisamente si rendesse conto di quanto grande fosse il sacrificio che lo attendeva per aver rincorso una ribalta attraverso il gioco di una carta sbagliata: di uomo forte, rude, che deve piacere alle donne e che non piange mai, neanche quando il giudice lo condanna, perché fotografi e giornalisti sono lì pronti a immortalare la lacrima che invece lo salverebbe da una pena così eccessiva».
«Capisco che il giudice applichi la legge – insiste il cantante – ma ciò che non capisco è perché la applica quando vuole lui. Lei signor Presidente, lo sa meglio di me: i criminali veri sono tanti, e non si contano quelli che in galera passano molti meno giorni di quanti ne ha già passati l’esuberante fotografo. Certo, lui ha sbagliato come ognuno di noi, chi più e chi meno sbaglia, probabilmente anche a Lei sarà capitato. Quando si è giovani è facile farsi prendere dalla voglia di arrivismo, anch’io ne sono stato più volte sfiorato, e quando accade si sbaglia sempre. E forse è proprio perché anch’io devo aver sbagliato che Le chiedo, solo per pochi attimi, di calarsi nella sofferenza di chi sta pagando anche con la salute un prezzo spropositato rispetto agli errori commessi. E che, se proprio vogliamo addentrarci in quella che secondo i giudici sarebbe la parte più scabrosa da cui nasce la furia di tale condanna, a ben guardare Corona non ha fatto né più né meno ciò che fanno tutti quelli che chiamano “paparazzi”: “l’incriminato” si apposta, fotografa Trezeguet con una donna che non è la moglie. Anziché proporre lo scandalo ai giornali (come fanno tutti) lui, il Re dei paparazzi, ha un’idea diversa. Va dal calciatore e gli dice: “Ti ho beccato con una donna che non è tua moglie, se vuoi, il servizio lo posso vendere a te anziché ai giornali”. Trezeguet, che non è scemo, intuisce la convenienza dell’affare e accetta, come del resto avrebbero fatto tutti compreso il sottoscritto. E non mi meraviglierei se insieme al pagamento di 25mila euro il calciatore avesse espresso “all’esuberante” una certa riconoscenza per la genialità di aver conseguito un’opera di onestà in ciò che, secondo i giudici, sarebbe il male dei paparazzi. Per cui tutti in galera tranne Corona, che pur sotto pagamento ha evitato uno scandalo in famiglia. Signor Presidente, a Lei che è nella condizione di aggiustare i passi di coloro che sbagliano, chiedo solo un po’ di pietà e di concedere la grazia a quel ragazzo che “nel male ha agito bene”, come disse Gesù. Infierire, significherebbe assistere alla stupida amputazione di un’Anima che sta per risorgere. Caro Presidente la ringrazio!», conclude Celentano.