Vertice Nato, Mantica: Putin non chiede la luna ma gli Usa si sentono ancora i padroni del mondo

4 Set 2014 12:55 - di Gloria Sabatini

Riflettori mondiali puntati sull’Ucraina al vertice della Nato che si è aperto in queste ore a Newport in Galles. Si parla anche di Iraq, della forza di intervento rapido e degli investimenti per il riarmo nell’Alleanza, ma è il braccio di ferro tra Mosca e Washington su Kiev il piatto forte dell’agenda dei 60 leader mondiali presenti al summit blindato al Celtic Manor Resort. «Quando il vertice è stato programmato avrebbe dovuto occuparsi del ruolo della Nato, affrontare il nodo della revisione dell’Alleanza Atlantica che oggi di fatto è un’organizzazione militare a comando americano – spiega Alfredo Mantica, già sottosegretario agli Esteri in due governi Berlusconi – poi la vicenda ucraina ha stravolto il programma».

Facciamo finta di essere al tavolo del summit. Qual è l’ordine del giorno “vero”?

La cosiddetta risposta militare in Ucraina. Ma è evidente che la Nato non la può dare, un confronto con la Russia significa la guerra e non credo che l’Occidente, intendo Usa ed Europa, se lo possa permettere. Dunque si affronterà la proposta di David Cameron che prevede un intervento di 4-6mila uomini, una sorta di “polizia del mondo” da attivare quando le potenze atlantiche decideranno dove e come intervenire.

E le eventuali sanzioni europee?

Anche quelle non le decide la Nato. Poi, come tutti i vertici internazionali, anche questo di Cardiff ha una doppia faccia: quella delle dichiarazioni ufficiali e quella delle esplorazioni lontano dai riflettori. In sostanza la posizione di partenza è quella esposta da Barak Obama in Estonia: intervenire a difesa della libertà e della democrazia. Una follia.

Il teorema a stelle e strisce non la convince?

Credo che lo scontro in Ucraina, per come è nato, sia la risposta degli Usa alla batosta subìta in Siria ad opera di Mosca, la reazione americana è stata durissima perché gli Usa continuano a sentirsi l’unica potenza mondiale e non tollerano che Mosca possa guardare a ovest. L’unica Russia che ammettono è quella di Eltsin e di Gorbaciov, prona al potere americano. Non questa, che stringe un accordo da 400 miliardi di dollari con la Cina, il che significa che Pechino non è più solo una potenza dell’Estremo oriente ma guarda verso Occidente e la Russia, a sua volta respinta dall’Europa, intende crearsi uno spazio di influenza verso l’Asia.

Insomma in Ucraina si gioca un partita più complessa di quella che leggiamo sulla stampa…

Non c’è dubbio, il terremoto mondiale che ha scaturito il caso ucraino va ben oltre la testa degli ucraini. L’Ucraina non è mai esistita così come la “disegnano” i giornali di tutto il mondo. È nata nel 1991, prima era una regione amministrativa dell’Urss. Storicamente la Crimea non è mai stata ucraina ma russa, ha ospitato da sempre le basi navali russe. Poi ci sono le considerazioni di natura religiosa: tutta la parte ovest dell’Ucraina, quella verso la Polonia, è occupata da cattolici che sono sempre stati filo-occidentali, filo-polacchi e filo-tedeschi, in quella zona nacque il nazionalismo ucraino che si schierò con la Germania nella seconda guerra mondiale. Come in Jugoslavia lo scontro tra croati e serbi, anche in Ucraina si contrappongono una Chiesa ortodossa acefala che risponde a Kiev e una ortodossa che si riferisce al Patriarcato di Mosca. Insomma la storia di questa regione è molto complessa e spiega molte cose che forse Obama non conosce…

Il cessate il fuoco siglato da Putin e Poroshenko è solo un bluff o un’astuzia per tenere fuori l’Europa?

Le due parti sanno che devono trattare per uscire dallo scontro militare cruento che ha già causato duemila morti. E ognuno vuole farlo da una posizione di forza. Solo 15 giorni fa i filorussi erano assediati e deboli, oggi sono in grado di arrivare a Kiev ed è ovvio che Putin voglia trattare adesso. E non chiede la luna, prospetta una soluzione sensata già utilizzata in altri in altri casi: nel nome dell’autodeterminazione dei popoli abbiamo creato il Kosovo. Lì si è fatto un referendum e perché in Ucraina è una parolaccia?

Putin immagina una Repubblica ucraina disegnata sui confini del 1991.

Una repubblica federale che escluda la Crimea e sia autonoma in termini culturali secondo uno schema federale. Una sorta di Regione a statuto speciale sul tipo del nostro Trentino Alto Adige, magari con l’introduzione del bilinguismo. Nella zona esiste già il modello moldavo a cui ci si potrebbe ispirare. Ma in questo caso si inserisce un altro problema, la eventuale partecipazione alla Nato, che fa arrabbiare i russi.

Come giudica la telefonata di Berlusconi a Renzi nel pieno della crisi ucraina e di quella economica dell’eurozona? Da storico amico del presidente russo il Cavaliere ha ancora delle carte da giocare?

I “consigli” al giovane Renzi sono una mossa importante. Berlusconi, che ha aperto le porte della Russia all’Italia siglando accordi storici e costruendo un rapporto non solo a livello personale, può avere un ruolo attivo. Da uomo intelligente l’ex premier capisce che in un momento come questo il suo rapporto con Mosca può essere strategicamente importante, al di là dei giudizi sull’Impero del Male e sui comunisti.

Un ruolo che potrebbe tornargli utile per restare sul proscenio politico.

Sa bene che non potrà più avere un ruolo attivo ma che può vestire i panni del mediatore come è accaduto per le riforme. Conoscendo gli europei, sta giocando una carta astuta per portare a casa benefici di immagine e un ruolo politico. Il governo Berlusconi dal 2001 al 2011 ha fatto una grande politica estera: ha sanato le questioni con la Libia, ha ripreso i contatti con l’Etiopia che oggi è una grande potenza, ha stretto rapporti con la Russia, la Turchia coltivando ottime relazioni anche con Bush. 

 

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