Ultras di sinistra contestano il ministro Pinotti alla Festa dell’Unità

8 Set 2014 13:49 - di Redazione

Piccola disavventura l’altra sera a Genova per il ministro della Difesa Roberta Pinotti che doveva intervenire per la sua intervista pubblica in uno spazio aperto alla Festa dell’Unità ma, per ragioni di sicurezza, il suo intervento è stato spostato a Palazzo S. Giorgio, sede dell’autorità portuale. Gli organizzatori temevano proteste contro l’acquisto dei caccia F35. Nei giorni scorsi, nel luogo dove era prevista l’intervista al ministro Pinotti, c’era stata
la protesta di un gruppo di estremisti di sinistra che aveva costretto gli organizzatori ad interrompere l’evento. Era stato necessario inoltre l’intervento delle forze dell’ordine e del servizio d’ordine della Festa. Contrariata per il contrattempo il ministro ha sottolineato: «Sono dispiaciuta di non poter parlare alla Festa, ma quando si è ministro si dispone meno della propria libertà. E’ doloroso non poter parlare tra la gente della mia città, non mi era mai capitato, c’è da interrogarsi». L’intervista pubblica del ministro si è dunque tenuta a Palazzo S. Giorgio e gli ultras hanno ugualmente messo in scena una protesta, seppur pacifica, schierandosi a fianco del tavolo del ministro. Hanno esposto cartelli con la scritta “No F35″ e “Questa ala costa cinque milioni”, “Questo abitacolo costa 15 milioni”, “Questo radar costa 10 milioni”. E’ stata esposta anche una bandiera della pace.
Il ministro nel suo intervento ha comunque toccato tutti i temi caldi della politica di difesa in questo momento, dall’Ucraina all’Iraq. «Non abbiamo deciso di dare armi all’Ucraina ma di dare altro materiale che ci è Stato richiesto», ha detto Roberta Pinotti e, per quanto riguarda «i 100 uomini inviati nella zona, si tratta di 90 soldati della Folgore che partecipano a un’esercitazione della Nato nei Paesi baltici decisa due anni fa. Fa discutere che si svolga vicino all’Ucraina». Sull’Iraq, «nel caso i nostri aerei dovessero intervenire per impedire che qualcuno spari su qualcun altro – ha precisato la Pinotti – non avrei problemi a dire che quello va fatto, sarebbe un’azione militare, che bisognerebbe avere il coraggio di fare, ma ora non siamo in questa situazione, abbiamo deciso di dare una mano con le nostre armi a chi si deve difendere». E dopo la recente visita in India al marò Massimiliano Latorre che è stato colpito da un’ischemia, il ministro non ha nascosto la sua preoccupazione per la vicenda dei due fucilieri di Marina, trattenuti in India perché accusati di aver ucciso due pescatori indiani. «Sono molto preoccupata e agisco con tutta l’attenzione necessaria. Se la situazione fosse stata facile, l’avremmo già risolta. Mi auguro si possa aprire un dialogo col nuovo governo indiano, altrimenti c’è la strada dell’internazionalizzazione con il coinvolgimento dell’Onu. Sono due militari italiani in missione all’estero – ha aggiunto Pinotti – non possono essere giudicati in India sulla base dell’immunità funzionale».

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