Uber, cresce la tensione tra i tassisti. E a Milano spunta un manichino “impiccato” con il volto dell’assessore
Si era già capito che questa guerra non durerà poco. Ma nessuno si aspettava che si arrivasse a tanto. Si alza il livello dello scontro fra i tassisti, che contestano la società di autonoleggio con conducente Uber che ha introdotto la concorrenza nel settore, e il Comune di Milano che ha autorizzato l’innovazione. Un fantoccio con il volto raffigurante l’assessore alla Mobilità del comune di Milano, Pierfrancesco Maran, è stato esposto questa mattina in via Donati.
Sul manichino, appeso a un cavo per il collo, è stato scritto il cognome dell’assessore con lo spray e all’altezza del pube è stato attaccato un foglio con la scritta “Go home” (vai a casa) sotto l’immagine di Benedetta Arese Lucini, la manager italiana di Uber, la società di autonoleggio con conducente.
Il gesto non è stato rivendicato ma rientra molto probabilmente proprio nelle proteste degli ultimi mesi dei tassisti contro il servizio autorizzato dal Comune. Il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca ha immediatamente disposto «l’adozione di adeguate misure di attenzione» nei confronti dell’assessore Maran, dell’ad di Uber Italia Benedetta Arese Lucini e della sede della multinazionale. Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha definito «vile e vergognoso» l’episodio spiegando che «l’assessore Pierfrancesco Maran, a cui va la massima solidarietà, lavorerà con più forza di prima, nella consapevolezza di quanto fatto in questi anni e del suo costante impegno».
«Il confronto su tutti i temi, compreso ovviamente quello della mobilità, ci sarà sempre – ha aggiunto Pisapia – ma una cosa è il confronto altra cosa è il gesto vergognoso che è stato messo in scena questa mattina».
Proprio oggi in Germania hanno fatto dietrofront sul noleggio con conducente di Uber: il tribunale di Francoforte ha, infatti, ritirato il veto sui taxi della compagnia americana Uber, deciso il 2 settembre scorso in un provvedimento di urgenza, valido a livello federale. Nel corso dell’udienza, ha spiegato il giudice, «è emerso che la presunta urgenza fosse confutabile».