Roberto Saviano in caduta libera: cerca di far parlare di sé insultando Berlusconi

11 Set 2014 17:45 - di Girolamo Fragalà

Ci risiamo, riecco Roberto Saviano, il Fabio Fazio riveduto e corretto. Filosofeggia sulla politica, ironizza, fantastica e soprattutto – per far notizia – critica Renzi. Ma lo fa in modo furbo, perché l’attacco al premier è solo una scusa per poi colpire Berlusconi. L’ossessione è sempre la stessa, identica a quella dei suoi amici. L’ossessione è l’uomo di Arcore, il nemico, il diavolo. Un’ossessione che va avanti anche quando il Cavaliere non c’è o è da tempo dietro le quinte: per settimane è apparso poco e di lui si è parlato solo per indiscrezioni di stampa. Proprio per questo Saviano stanca ancor prima di ascoltare le sue parole, perché rappresenta un modo di far politica che ha fatto il suo tempo, che non ha niente di concreto e che non sa nemmeno “leggere” il presente. Lo scrittore è intervenuto tramite la sua rubrica sul settimanale l’Espresso, “l’antitaliano”: «Si pensava che con l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, quell’eterno rinvio ai tipici personaggi della commedia all’italiana fosse esaurito. Si sperava che il pagliaccio e l’abile battutista con responsabilità di governo avessero lasciato il terreno a una generazione di persone serie, in grado di cogliere la gravità delle situazioni e dunque capace di lavorare con discrezione a soluzioni anche dolorose, ma di largo respiro. E invece questa speranza, questo sogno – ha detto lo scrittore – rischia di essersi già infranto». Secondo Saviano, «se il giorno in cui si è ufficializzata la deflazione che ha portato l’economia italiana al 1959 il nostro premier ha teatralmente mangiato il gelato, forse a breve sarà costretto a presentarsi al Paese in ginocchio e con la testa bassa, in un vuoto di parole, finalmente rappresentativo del disastro». Che Renzi sia un premier-show è un dato di fatto, come dimostra appunto la storia del gelato o la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi. Ma è incredibile – e prova di scarso coraggio – il fatto che per criticarlo sia necessario tirare in ballo Berlusconi e insultarlo con il termine pagliaccio, così da stuccare l’interesse della stampa e magari far piacere a qualche compagno duro e puro. «Saviano emblema della sinistra radical chic: incapace di scendere dal piedistallo e incline all’antiberlusconismo anche quando parla d’altro», ha scritto su Twitter Deborah Bergamini. «Roberto Saviano – ha invece affermato Renato Brunetta – deve aver finito la sua fantomatica spinta propulsiva di moralizzatore e di fustigatore dei costumi se per giustificare le critiche a Renzi ha bisogno di insultare per l’ennesima volta Berlusconi. Il buon Saviano è in fase ampiamente calante. E, nonostante ciò continua con i suoi attacchi strumentali. Il suo dire è ormai classificabile come pietoso. Pace all’anima sua». Qualcuno dovrebbe spiegare a Saviano che la politica fodnata sul derby tra i tifosi e gli avversari del Cavaliere è finito da un pezzo. Che la politica, la vera politica evolve e si aggiorna. Che i tempi cambiano. Che le ossessioni non fanno audience. E non fanno nemmeno vendere libri.

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