Napolitano: «Non bisogna sbraitare contro la Ue, ma fare uno sforzo comune»
«Oggi non solo l’Italia, ma tutta l’Europa sono alle prese con una profonda crisi» e deve essere chiaro per tutti che per uscirne «ci si deve non già chiudere nei vecchi recinti nazionali, e sbraitare contro la Ue, ma stringerci in uno sforzo comune». Le parole di Giorgio Napolitano, al Quirinale, ribadiscono tesi che il presidente della Repubblica aveva già più volte espresso ma che comunque sono destinate a creare qualche polemica. L’attacco istituzionale è portato agli anti-europeisti e quindi a tutta quella fascia politica che denuncia lo stato di sudditanza dei singoli Paesi alla Ue e alla Germania. «L’Europa ha scelto fin dagli anni ’50 la strada dei principi del pluralismo politico, culturale e religioso, e dei diritti umani, civili e sociali». E questo è «il patrimonio di civiltà che l’Europa è decisa a difendere dalla nuova ondata di fanatismo, di barbarie, di terrore che è purtroppo venuta crescendo».
Ma anche il seguito del discorso di Napolitano (un invito a fare le riforme) sembra un ulteriore “aiutino” a Renzi: «Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi. Non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie». La crisi che attanaglia l’Europa e l’Italia ci deve spingere «a rinnovarci, a metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale: specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni e i nostri comportamenti collettivi». La conclusione: l’Italia e l’Europa «sono alle prese con una profonda crisi, economica, sociale: e fanno fatica ad uscirne. Possono uscirne solo insieme con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione».