Il “Nobel per la Pace” Barack Obama: mille miliardi per le armi nucleari degli Usa

22 Set 2014 19:11 - di Redazione

È l’icona dell’ambientalismo più radicale. La figura di riferimento della sinistra radical chic. Eppure nessuno dei milioni di fans di sinistra ha arricciato il nasino leggendo sul prestigioso New York Times lo studio federale che rivela il valore dei numeri del programma atomico, ora in fase di sviluppo negli Usa, messo a punto da Barack Obama: si parla di mille miliardi di dollari da spendere nei prossimi tre decenni. Una cosa che avrebbe dovuto far sobbalzare sulla sedia ambientalisti e sinistra. E che, invece, non li ha scossi più di tanto a dimostrazione del fatto che certe battaglie sono come le luci degli alberi di Natale: a intermittenza, magari a secondo di chi siede sulla poltrona, in questo caso, di presidente degli Stati Uniti.
Ma, d’altra parte, come diceva Otto Von Bismarck, la politica è l’arte del possibile. E così nessuno ci trova nulla di strano che a pianificare una spesa di mille miliardi in trent’anni per sviluppare il programma  atomico sia un signore che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, che ha portato avanti una campagna per un mondo libero dal nucleare e che ha fatto del disarmo uno degli obiettivi principali della politica di difesa americana.
In fin dei conti, secondo gli analisti, con la Russia sul sentiero di guerra, la Cina che preme per le proprie rivendicazioni territoriali e il Pakistan che sta espandendo il suo arsenale, le possibilità di un piano sul disarmo da parte di Obama – cioè semplicemente ciò che aveva dichiarato come uno dei suoi obiettivi – sembrano sempre più fioche.
Forse sarà anche per questo che con l’immagine del presidente in caduta libera, appannata dalle mille promesse fatte e non mantenute, sempre più democratici stanno spingendo affinché sia lanciata in campo la carta jolly, Michelle Obam.
«Sono in tanti nel partito del presidente – rivela il Wall Street Journal – che chiedono alla first lady di scendere in campo facendo campagna elettorale per le prossime elezioni di midterm, convinti che quello che serve in questo momento sia una iniezione di popolarità» alla Casa Bianca.
A differenza di Barack Obama, che di recente ha toccato il livello più basso di gradimento nei sondaggi, la popolarità di Michelle sembra infatti non aver limiti.
«La First Lady – ha detto Jim Demers, che ha partecipato alla campagna di Obama in New Hampshire nel 2008 – è un’alternativa seducente per quegli elettori stanchi di chi li governa a Washington».
L’asso nella manica di Michelle, non a caso, sarebbe proprio il fatto di non essere un politico. Una first lady che quando parla alla gente non parla mai di democratici o repubblicani, ma usa il “noi”. «Inoltre – sottolinea sempre il WSj – Michelle non parla mai di interessi particolari, ma di questioni generali come le difficoltà delle famiglie o la lotta all’obesità infantile. Questo sarebbe il segreto del suo successo».

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