Ecco come l’Italia può salvare il marò Latorre

13 Set 2014 16:25 - di Oreste Martino

Il marò Massimiliano Latorre è arrivato in Italia per quattro mesi di cure mediche nel nostro paese. Lo sbarco a Ciampino potrebbe essere una buona occasione per dare una lezione di diritto internazionale all’India, che da due anni e mezzo detiene ingiustamente i nostri militari senza neanche fargli il processo. Per salvare Latorre basterebbe un atto da parte della Procura della Repubblica di Roma, competente per i presunti reati che gli italiani commettono in situazioni come quella capitata ai due fucilieri della Marina militare. Se Piazzale Clodio iscrivesse Latorre al registro degli indagati con un provvedimento cautelare di divieto di espatrio e conseguente ritiro del passaporto il governo sarebbe impossibilitato a riportarlo in India alla scadenza dei quattro mesi. Il marò potrebbe poi essere giudicato dal suo giudice naturale in Italia dinanzi al quale potrebbe discolparsi dalle accuse e vedersi restituito l’onore.

La vicenda è complessa, ma è certo che i nostri militari non meritano il carcere indiano. I fatti contestati sono avvenuti in acque territoriali e quindi la competenza è della Procura di Roma, che se battesse un colpo approfittando dell’arrivo di Latorre potrebbe salvare il primo dei due soldati e permettere al governo di aprire un contenzioso internazionale anche sulla base della rivendicazione di comopetenza teritoriale della magistratura italiana.

 

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