Della Valle entra in campo? Nessuno lo accoglierà come un “messia”. Però la politica è stanca

29 Set 2014 19:54 - di Aldo Di Lello

Tutti parlano male della politica. Ma tutti vogliono entrare in politica. O almeno ci fanno un pensierino su. L’ultimo è Diego Della Valle. Dopo i fuochi d’artificio dei giorni scorsi, Mister Tod’s continua a far parlare di sé facendo circolare la voce di una sua possibile “discesa in campo”. Nulla di esplicito o di definito, ma il solito gioco dei “si dice”, delle ammissioni fatte a qualche amico, dei verbi al condizionale, dei “ci sta pensando”. Tanto è bastato per scatenare dietrologie e fuochi di sbarramento, a partire dalla stroncatura preventiva di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera (ma a via Solferino questi sono comunque giorni di nervi a fior di pelle). «Adesso imprenditori e banchieri affollano la scena con ambizioni di leadership politica. Ma  – ricorda l’editorialista del Corsera  – la leadership politica ha una sua grammatica. Il consenso è diverso dalla cooptazione».

Di per sé non sarebbe un tema particolarmente intrigante: la politica italiana si dibatte in problemi ben più seri delle possibili ambizioni politiche di un imprenditore di successo quanto  irrequieto e loquace. È difficile inoltre immaginare che l’eventuale ingresso in campo di Della Valle sia evento tale da rivoluzionare il quadro italiano. Però questa agitazione che pervade oggi il mondo imprenditoriale qualcosa deve pur significare, al di là di quanto quotidianamente accreditato dai retroscenisti: i soliti bene informati ricordano  in questo caso che Mister Tod’s ce l’ha con Renzi per via del mancato aiuto a Ntv  in difficoltà (Della Valle è socio di Treni Italo insieme con Montezemolo e altri imprenditori) e per l’ingresso di Mauro Moretti, ex Ad di Trenitalia, in Finmeccanica. Il dato su cui riflettere è che il fenomeno s’è manifestato fin dalle prime settimane dell’ingresso di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Il primo, nel mondo imprenditoriale e finanziario, a dire che il giovane leader era inadeguato a reggere le sorti dell’Italia è stato Corrado Passera, che ha lanciato pochi mesi fa il suo “cantiere” politico, “Italia Unica”. Evidentemente lo stile del giovane e vulcanico Matteo non convince quella parte d’Italia che, per un motivo o per l’altro, consulta quotidianamente gli indici economici nazionali. E teme che  una “bolla” mediatico-politica (quella che attualmente sta trascinando la popolarità di Renzi) possa altrettanto letale, per l’Italia, di una bolla finanziaria.

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