Dall’orso alle balene, l’Italia si mobilita per gli animali. Un po’ meno per gli esseri umani

12 Set 2014 14:42 - di Luca Maurelli

In questi giorni l’Italia è attraversata da un profondo fremito d’indignazione per la morte dell’orsa Daniza, prima catturata e poi uccisa, non volontariamente, a causa di un’anestesia risultata fatale. Un incidente, certo, ma comunque frutto di una logica aberrante secondo cui l’animale selvatico, nel proprio habitat naturale, va tutelato solo se non crea pericoli all’uomo. Il quale, secondo questo assioma, può andare ovunque, anche vicino alla culla dei cuccioli d’orso, per poi meravigliarsi di una sua reazione, censurarla, in quanto uomo, in quanto razza dominante, in quanto stronzo.

Il dibattito è aperto, prosegue, si alimenta sul web perfino in modo costruttivo, nonostante le provocazioni e gli eccessi del consueto esercito di ambientalisti e animalisti dell’ultra sinistra radicale che non discutono mai il merito ma solo l’approccio culturale che li spinge a teorizzare fiannche la superiorità morale della razza animale. In ogni caso non c’è stato intellettuale, opinion leader e perfino uomo politico che non ne abbia approfittato per scandalizzarsi un po’, chiamando a raccolta gli italiani contro l’efferato crimine compiuto dall’uomo, cioé noi tutti.

In queste ore in rete è scattato anche il tam tam per l’arenamento di alcuni balenotteri lungo le coste dell’Adriatico, un “incidente”, causato dall’inquinamento delle acque, su cui prontamente si sono gettati i media per fotografare, anche qui, solidarietà, passione e sensibilità di un popolo che si commuove perfino alla vista di un pescione incastrato nella sabbia, soprattutto se non se lo ritrova a trance nella fritturina serale col calamaretto e i gamberi.

Solo qualche giorno fa un ragazzo napoletano era stato ucciso in un quartiere degradato della città durante la fuga da un posto di blocco. Un incidente, forse. Come per l’orso Daniza. Ieri sera in tv, a Matrix, non abbiamo visto solidarietà, dolore, riflessione, ma un Paese diviso e rabbioso, rappresentato dalla piazza, dai politici e dai giornalisti disponibili a litigare a sangue a colpi di insulti, razzismo, pregiudizi e slogan. Con il cadavere di un ragazzo ancora a terra, una città in ginocchio e il dramma di un carabiniere (che ha sbagliato, ma facendo il proprio dovere) sul tavolo della discussione. Nelle stesse ore in cui l’Italia si stringeva intorno all’orso e si sbrodolava per i cetacei, in Sicilia, Puglia e Calabria restavano arenati sulle spiagge italiane oltre mille creature umane, molto umane: gli immigrati scaricati dalle barche degli scafisti. Su queste tragedia infinita, l’Italia dei sensibili e degli indignados della rete non ha messo su nessuno show mediatico di risse e accuse in nome della civiltà. Per l’orso si litigava, almeno. Per i capodogli umani solo indifferenza, che è molto peggio.

 

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