Il ginepraio dei diritti gay: che si fa se la coppia scoppia come è successo alla figlia di Vecchioni?

1 Ago 2014 15:39 - di Redazione

Già è abbastanza complicata la materia della tutela dei minori in caso di separazione e divorzio di coppie formate da un padre e da una madre. Ma ora le rivendicazioni dei gay arrivano anche a toccare questa delicata materia: vogliono sposarsi e, se ci riescono grazie ai registri delle unioni civili sparsi per i vari comuni d’Italia, intendono avere figli e li hanno con la fecondazione eterologa (nel caso di due donne) o con l’utero in affitto (nel caso di due uomini). E se si separano? Vogliono vedere normati i diritti del genitore 1 e del genitore 2. Non è un’emergenza giurisprudenziale, però se hai un cognome famoso, come Francesca Vecchioni, figlia del cantautore Roberto, separata dalla sua compagna e con due gemelline da crescere, puoi utilizzare la tua visibilità per rivendicare sempre nuovi diritti. Ed è quello che fa Francesca, ottenendo la prima pagina di Repubblica.  Inutile dire che sia lei sia la sua ex compagna Alessandra erano al corrente delle lacune della legge italiana quando hanno forzatamente scelto di formare una famiglia che si è poi liquefatta per i problemi della coppia. Questo è quello che Francesca Vecchioni dice: “Noi siamo state una coppia e ora restiamo una famiglia come tante: vorremmo avere gli stessi diritti e doveri e vorremmo poter dare alle nostre figlie le stesse garanzie dei figli delle altre coppie separate”.

“Per il nostro Stato io sono una madre single, la nostra è una famiglia monogenitoriale e Alessandra è un’estranea per le bambine e non, come è, ‘mamma Alessandra’ “. “I bambini, non hanno tutele dalla legge. E il genitore non biologico ha diritti e doveri soltanto se nella coppia c’è accordo”. “Dal mantenimento dei figli agli studi all’eredità, non c’è alcuna tutela, alcun diritto e alcun obbligo”. “Per un bambino un genitore è un genitore, non c’è differenza tra biologico e non biologico, e questo vale sempre, non soltanto nelle coppie gay”.

Anche la senatrice Monica Cirinnà (Pd), relatrice del testo sulle unioni civili, interviene sul caso e, intervistata da Qn, sottolinea l’impossibilità di riconoscere alla madre non biologica il ruolo di secondo genitore: “Non c’è modo di risolvere il problema se non con un accordo di civiltà tra le persone”, perché sebbene il ddl preveda adozioni speciali, non può avere valore retroattivo. Tra l’altro, il ddl non è certo tra le priorità del governo: doveva essere approvato al più presto, ma Renzi non ne vuole sentir parlare.

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