Riforma della giustizia: all’opposizione di centrodestra non bastano i pannicelli caldi di Renzi & c.

1 Lug 2014 13:03 - di Gloria Sabatini

Sos pianeta giustizia: il bluff di Renzi e del suo Guardasigilli è quasi scoperto. «I pannicelli caldi del premier non ci interessano. Ci facciano sapere se hanno la volontà politica di fare la riforma della Giustizia oppure no: temo che ancora una volta il Pd sia succube dei magistrati», Francesco Nitto Palma, presidente della commissione Giustizia al Senato è convinto che la sudditanza del Nazareno nei confronti  delle toghe impedisca di procedere. Intervistato da La Stampa, l’esponente di Forza Italia, per esempio, non ha dubbi sull’ipotesi della durata di un anno del processo civile di primo grado, ultima carta giocata dall’ex rottamatore. «Allora significa cambiare il Codice di procedura civile. Magari! Ho sentito che si vuole mettere mano alle intercettazioni e porre un limite a tutela della privacy. Ma Renzi lo sa che si intercettano persone che non sono sospettate di niente e che spesso si usano le intercettazioni alla ricerca del reato senza che ci siano gravi indizi?».
Altro terreno minato quello della responsabilità civile dei magistrati, da sempre fiore all’occhiello del centrodestra. «Questo è uno dei temi che nella commissione che presiedo ho visto intese tra Pd e 5Stelle. Ma un accordo più ampio si può trovare – spiega Nitto Palma – purché l’entità rivalsa non sia, come vuole il Pd, la metà dello stipendio netto guadagnato dal magistrato all’epoca dei fatti. Per noi, una volta accertata la responsabilità del magistrato, deve pagare per intero come tutti gli altri». «Nessun atteggiamento ideologico né intenti punitivi nei confronti delle toghe, ma è arrivato il momento di abbassare la corrente al Csm – è il parere dell’alfaniano Enrico Costa, sottosegretario alla Giustizia – Le decisioni della magistratura saranno percepite come molto più credibili». Ottimista per “obbligo” finché siede al governo, si dice convinto che sia «la volta buona». Sul tappeto le intercettazioni, la responsabilità civile dei magistrati, la prescrizione e il falso in bilancio. «Ma – avverte Nunzia De Girolamo del Nuovo centrodestra – è necessario non fermarsi ai titoli e prendere misure concrete per fermare le correnti all’interno della magistratura». Fratelli d’Italia ha le idee molto chiare: niente tecnicismi, il Palazzo di Giustizia va riformato dalle fondamenta, non dal tetto. A partire dal passaggio dei togati alla politica: «Occorrono regole più chiare. Tutti hanno il diritto di candidarsi, ma è evidente che alcuni magistrati, molto esposti mediaticamente e che hanno indagato contro la politica, con la loro discesa in campo, gettano qualche ombra sulla loro attività – spiega Edmondo Cirielli, parlamentare di FdI –  negli ultimi vent’anni si è creato un rapporto molto difficile tra politica e magistratura, il sistema processuale è peggiorato, è aumentato il potere della pubblica accusa, in fase investigativa i diritti dei cittadini non sono garantiti a sufficienza, e c’è un ricorso eccessivo alla custodia cautelare, cosa ancora più grave». Ovviamente nessuno può pensare di fare una riforma contro la magistratura, istituzione fondamentale per difendere lo Stato di diritto – aggiunge a scanso di equivoci – non possiamo poi dimenticare persone che si sono battute fino alla morte, come Falcone e Borsellino. La quasi totalità dei magistrati è di persone perbene, e solo pochi usano il loro potere per questioni personali e politiche, come del resto accade in tutti segmenti della società. Il problema va affrontato e risolto in Parlamento con riforme vere».

 

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