Fallisce la mediazione di Chiti (Pd), riforme arenate al Senato: il vero obiettivo è l’Italicum

29 Lug 2014 12:39 - di Lando Chiarini

La lettera-appello di Renzi ai senatori della maggioranza non appare in grado di sbloccare l’impasse del Senato sulle riforme. Il “ribelle” Chiti è rientrato nei ranghi ma la sua proposta di mediazione (eliminare gli emendamenti ostruzionistici per concentrarsi su quelli di sostanza, da votare comunque entro l’8 agosto) non ha avuto successo. Ad ammetterlo è il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Luigi Zanda, il quale ha malinconicamente preso atto che le condizioni per un’intesa “non si sono verificate” dal momento che da parte di Sel “non c’è stato annuncio di alcun ritiro”. Dipendesse da lui, non ci sarebbe bisogno né della sospensione dei lavori né della riunione dei capigruppo. Il presidente Grasso l’ha pensata diversamente e l’ha convocata ugualmente.

Comunque sia, appare fin troppo evidente che il merito della riforme del governo sia stato oscurato dalla legge elettorale, che è la vera polpa dell’intera vicenda. L’obiettivo ormai dichiarato di tutte le forze politiche, ad eccezione di Forza Italia e di parte del Pd, è il cosiddetto Italicum partorito dall’accordo del Nazareno stipulato tra Renzi e Berlusconi. Il primo vorrebbe ritoccarlo per sbloccare l’ingorgo del Senato, il secondo no, o almeno così lascia capire.

A dire quello che tutti pensano è il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, che intima al governo, che egli stesso sostiene, “di sgombrare il campo da patti esterni”. A giudizio dell’ex-ministro, sia la lettera di Renzi sia le parole pronunciate in Aula dalla Boschi “smentiscono nei fatti l’esistenza di ‘protocolli segreti’ allegati al patto del Nazareno”. Giusto, quindi, per Quagliariello, “non lasciare cadere” l’apertura del governo. Stessa musica, anche se con altre parole, arriva da Sel. Per la capogruppo De Petris, l’accordo tra premier ed ex-premier sulla legge elettorale è “un convitato di pietra su cui è bene fare chiarezza, altrimenti nessuno di noi è in grado di modificare o accogliere posizioni diverse”. Anche la Lega storce il naso. Il capogruppo Centinaio se la prende con il senatore forzista Donato Bruno, assertore della intangibilità del patto del Nazareno: “Mettiamo allora tutto sul tavolo e poi andiamo avanti”, ha avvertito Centinaio, che ha poi aggiunto: “A questo punto vogliamo vedere tutto, con trasparenza”.

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