Alitalia, trattative alle battute finali. Sindacati divisi sul nodo degli esuberi

12 Lug 2014 16:36 - di Redazione

Battute finali nella trattativa Alitalia, che tra pause e riprese si è complicata sul nodo degli esuberi. Al ministero dei Trasporti si sono travati faccia a faccia azienda, sindacati e governo. Dopo una nottata insonne, con il negoziato proseguito fino alle prime ore del mattino, l’attesa dead line delle 11 di sabato annunciata dal ministro Maurizio Lupi non è stata rispettata. Nonostante l’ottimismo dimostrato dai vertici aziendali all’arrivo al dicastero di Porta Pia, per i sindacati resta ancora da sciogliere la questione numero uno, il ricollocamento in altre aziende di oltre 1.000 lavoratori, il cui destino non è ancora effettivamente ben chiaro. La palla passa dunque ora ai rappresentanti del governo che hanno sospeso il tavolo e si sono dati un po’ di tempo per rispondere alle osservazioni delle parti in campo. I sindacati sono divisi. La posizione più drastica è quella della Cgil: «Non troviamo traccia, nelle dichiarazioni dei ministri, di una significativa riduzione nel numero degli esuberi», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. L’operazione sarebbe «una cessione di ramo d’azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende». «Le trattative hanno i loro tempi», ma se non risolvono i problemi, ha scandito, «non si può chiudere». Un atteggiamento che sembra entrare però in rotta di collisione con quello della Cisl. Raffaele Bonanni chiama in causa direttamente il presidente del Consiglio perché si occupi della vertenza, ma allo stesso tempo sottolinea che «bisogna chiudere, perché non si può andare avanti all’infinito». Uno sforzo a cui si è unita l’Ugl, convinta che sia necessario trovare una soluzione concretamente molto presto. Il governo, per sbloccare lo stallo sulla trattativa, avrebbe proposto un periodo breve di Cassa integrazione straordinaria (Cigs), come riferiscono fonti sindacali, spiegando però che la compagnia chiede che ci siano delle garanzie, ossia che alla fine della Cigs i lavoratori accettino di entrare in mobilità. Si tratta ancora.

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