L’altra faccia del Brasile, governato da chi protegge due ex terroristi rossi assassini
In questi giorni siamo inondati di notizie sul Brasile, ovviamente a causa dei Mondiali di calcio. La competizione calcistica ha scatenato violenti incidenti e proteste da parte dei ceti più poveri della popolazione. Ma noi italiani non dobbiamo dimenticare che il Brasile – o meglio: il governo di sinistra che amministra il Paese – è la nazione in cui hanno trovato rifugio due ex terroristi comunisti, che hanno ucciso e che sono liberi, persino di tornare in Italia. Ovviamente ci riferiamo ad Achille Lollo e Cesare Battisti.
Il primo, oggi sessantreenne, militò in Potere Operaio, la maggiore organizzazione extraparlamentare di sinistra di quegli anni. Lollo è stato condannato in via definitiva a 18 anni di reclusione per il reato di omicidio preterintenzionale in quella che fu definita la strage di Primavalle, uno dei più cruenti fatti di sangue avvenuti negli anni di piombo. Ma la pena è stata prescritta. Come si ricorderà, nella notte tra il 15 ed il 16 aprile 1973 Achille Lollo incendiò, insieme a Marino Clavo e Manlio Grillo, l’appartamento di Mario Mattei, all’epoca segretario della sezione “Giarabub” di Primavalle del Msi. Le fiamme si propagarono a tutto l’appartamento e nel rogo morirono Stefano, 10 anni, e Virgilio Mattei, 22 anni, figli del segretario. Il processo iniziò il 24 febbraio 1975: in stato di detenzione c’era il solo Lollo, Grillo e Clavo erano latitanti. All’inizio l’accusa ipotizzata era di strage e la pubblica accusa aveva sollecitato la pena dell’ergastolo. Il processo in Corte d’Assise (il cui inizio fu caratterizzato dagli scontri di piazza in cui fu ucciso il giovane greco di destra Mikis Mantakas) si concluse il 15 giugno 1975 con tre assoluzioni per insufficienza di prove per i reati di incendio doloso e omicidio colposo. In secondo grado, il 16 dicembre 1986, i tre di Potop vennero condannati a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale, sentenza confermata dalla Cassazione il 13 ottobre 1987. Lollo scontò due anni di carcere preventivo in attesa della sentenza definitiva, per poi fuggire (grazie al Soccorso Rosso) dopo la condanna in appello, Grillo e Clavo neppure un giorno. Dopo varie tappe in Svezia e in Angola – dove ha sposato l’attuale moglie, che è angolana – andò in Brasile. E dal 1986 vive tranquillamente a Rio de Janeiro, ha quattro figli brasiliani, lavora come giornalista e editore di tre riviste politiche della sinistra brasiliana, che se lo è coccolato in tutti questi anni. Nel gennaio del 2005 la Corte d’Appello di Roma dichiarò prescritta la sentenza. Nel gennaio 2011 Lollo ebbe la sfrontatezza di tornare in Italia, da cittadino libero, e si recò pure in Procura a Roma per essere interrogato come persona informata sui fatti di Primavalle in una nuova inchiesta aperta su alcuni risvolti della strage.
Cesare Battisti, 60 anni, è stato condannato in contumacia all’ergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi, in concorso, durante gli anni di piombo, quale uno dei capi dei Proletari Armati per il Comunismo. Dopo aver trascorso parte della latitanza in Francia (grazie alla cosiddetta “dottrina Mitterrand”, assai tollerante verso gli estremisti di sinistra), il Soccorso Rosso lo aiutò a trasferirsi in Brasile nel 2007, dove all’inizio fu arrestato e tenuto in carcere a Brasilia fino al 9 giugno 2011. Il 31 dicembre 2010 il presidente Luiz Inácio Lula da Silva (ovviamente di sinistra) annunciò il rifiuto dell’estradizione in Italia. Della questione fu investita la Corte costituzionale brasiliana, che l’8 giugno 2011 negò definitivamente l’estradizione. Battisti dopo la sentenza fu scarcerato, ed è attualmente in libertà.