Riccardo Viti, il maniaco della porta accanto, ammette: “Sono stato io…”

9 Mag 2014 20:59 - di Redazione

È quello che nel palazzo conoscono tutti perché aiuta le anziane a portare le borse della spesa, perché aggiusta i piccoli guasti in casa dei vicini e perché ancora accompagna la madre al supermercato. È stato arrestato: ha ammesso prima ancora di essere interrogato di essere il maniaco delle prostitute, quello che ha seviziato  Andreea Cristina Zamfir, 26 anni, romena, morta in croce, sotto un viadotto dell’Autostrada A1 a Ugnano, alla periferia della città. Per la polizia ne ha seviziate circa una decina, finendo per ucciderne una. Il suo profilo genetico coincide, secondo quanto spiegano alla squadra mobile, con l’aggressione a una prostituta avvenuta nel marzo 2013 e con altri tre casi precedenti. Ma sarebbe in azione da quindici anni. Si chiama Riccardo Viti, ha 55 anni e di lavoro fa l’idraulico. Ha l’hobby delle arti marziali e quando ci sono le gare fa il giudice. Ma il fisico dell’atleta è un ricordo. Anzi. L’uomo, che il questore Raffaele Micillo ha definito ”la bestia”, ha il doppiomento, è pelato e ha la pancia strizzata nella camicia rimboccata dentro i jeans. La perversione si nascondeva sotto l’ordinario. Finora, sul groppone Viti non aveva una denuncia, né un problema con la polizia o con i carabinieri. Quando sono state mostrate le sue foto, l’aspetto pacioso ha spiazzato un po’ tutti. «Quello che è stato definito mostro è l’uomo della porta accanto – ha spiegato il procuratore facente funzioni a Firenze, Giuliano Gianbartolomei – Una persona normale che ha un’attività lavorativa, che è regolarmente sposato e con un figlio della convivente». Oggi la svolta. Lui ha capito tutto appena polizia e carabinieri si sono presentati a casa sua. «Ho fatto una bischerata», ha detto in fiorentino ai primi agenti che si è trovato di fronte. Lui, il mostro, il maniaco seriale, il sadico e perverso seviziatore di lucciole, era incapace di reggere lo sguardo della madre ottantenne. La donna lo guardava con occhi smarriti, tentando di capire perché tutti quei poliziotti volessero parlare con suo figlio. «Ma che hai fatto Riccardo». «Nulla mamma, ho fatto una c…a». «Sì, ma cosa? Dimmi», lo ha implorato. Scuoteva la testa Riccardo. Quell’omone di 55 anni dalla faccia perbene si copriva il volto di fronte all’insistenza amorevole e inquisitoria insieme dell’anziana mamma. «Sono andato con una signora». Una sola frase, ma dal significato incontrovertibile. Infatti è a questo punto che i suoi familiari hanno capito. «Allora sei tu il mostro di Ugnano», ha detto la donna. «Sì, sì, l’ho fatto. Non pensavo che morisse, ho fatto una c…a». E il mondo è crollato. Viti viveva con i genitori ormai anziani, con la moglie che viene dall’Ucraina e che lavora in un’impresa di pulizie e con il figlio che lei ha avuto da un’altra relazione. Il ragazzo frequenta le scuole superiori. Le due famiglie – quella di Viti e quella dei genitori – dividono un paio di appartamenti comunicanti, al secondo piano di un palazzo nel quartiere Rifredi. Davanti c’è la caserma dei carabinieri. Ai balconi ci sono i fiori, l’ascensore ha la maniglia di ottone e le serrature delle porte sono quasi tutte blindate. A qualche decina di metri ci sono il macellaio, l’edicola, un bar. La notte scorsa i vicini di casa hanno sentito il trambusto, ma nessuno ha pensato che Riccardo, proprio lui, fosse quello là delle prostitute. «Cioè – ha raccontato una signora – che fosse un po’ strano si vedeva, però è una famiglia tanto perbene. I suoi genitori a quel ragazzino della moglie gli vogliono un bene dell’anima, anche se non sono i nonni». Oddio, effettivamente Riccardo è «un po’ schivo – ha detto una vicina – con qualche atteggiamento infantile, un po’ a bamboccione. Una volta lo vidi al supermercato, a fare la spesa con la madre, comprava cose da bambini. Ma è una famiglia tranquilla, tutte persone gentilissime». Viti ha un diploma in ragioneria. Non ha mai trovato un impiego però, così aveva cominciato a lavorare col padre, che fa l’idraulico da una vita. Vivono in quel palazzo da sempre. Il magazzino è sotto casa. Stamani la polizia l’ha perquisito. Fra gli attrezzi da lavoro c’era il nastro adesivo dell’ospedale fiorentino di Careggi, dove la moglie di Viti va a fare le pulizie. È lo stesso nastro usato per legare le prostitute. E c’erano pure due manici di scopa. L’idraulico dall’aspetto pacioso, l’uomo della porta accanto, quelli li usava per seviziare.

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