La cupola sull’Expo. Campi: non ci sarà la valanga che nel ’92 spazzò via i partiti, ma la politica ha perso di nuovo

13 Mag 2014 11:50 - di

Reduce dalla visita ai cantieri dell’Expo con il premier Matteo Renzi, Raffaele Cantone, presidente dell’anticorruzione e ora supercommissario chiamato dal governo per ripulire l’immagine dell’Expo sporcata dalle inchieste, snocciola la sua ricetta: rivedere la legge Severino per dare più poteri all’authority da lui presieduta. “Troppe chiacchiere”, è il commento del politologo Alessandro Campi, per il quale i funzionari dello Stato dovrebbero recuperare la capacità di discrezione che ormai si è persa. “Tutti parlano attraverso i giornali, sarebbe preferibile meno clamore. Cantone parli con Renzi e decidano insieme cosa fare, senza usare i media come cassa di risonanza”.

Ma siamo dinanzi a una nuova Tangentopoli o no?

Io porrei la domanda in modo diverso. Dobbiamo chiederci se siamo ancora all’interno di un sistema di corruzione perché non ne siamo mai usciti. Sembra che il vecchio sistema di corruzione abbia mantenuto la sua continuità, magari cambiando le tecniche in funzione delle normative che vengono adottate. È la dinamica classica guardie-ladri. Se le guardie mutano atteggiamento, i ladri si adattano alle novità. Inoltre, è impensabile che questa inchiesta abbia lo stesso effetto dirompente e devastante che ebbe Mani pulite nel 1992.

E ci sono differenze tra questa inchiesta e quella del pool di Milano di vent’anni fa?

All’epoca c’era corruzione all’interno di un sistema molto strutturato che pianificava le pratiche corruttive secondo una finalità generale, oggi c’è una corruzione all’interno di un sistema molto destrutturato, senza una filiera gerarchica, mentre all’epoca c’erano i tesorieri responsabili del sistema delle tangenti. Direi che questo contesto favorisce l’azione solitaria di pochi corruttori ed è quindi più difficile da controllare. Le cricche che entrano in azione sono poi molto legate a fattori locali e territoriali, non c’è un sistema nazionale.

Se il controllo non appare possibile bisogna allora rassegnarsi?

Queste consorterie di affaristi si muovono in maniera un po’ anarchica e sono molto trasversali. Difficile controllarle ma non impossibile, bisogna attrezzarsi diversamente per combattere il fenomeno. Dinanzi a un grande evento come l’Expo, per esempio, non si può assistere per oltre un anno alle lotte tra correnti di partito per averne il controllo, perché così si pongono le premesse per far accadere quello che è accaduto. E poi la politica deve arrendersi e chiamare un magistrato. Un’ulteriore delegittimazione della politica stessa. Una scelta tardiva. Gli incorruttibili vanno messi lì prima, non intervenire nell’emergenza. E non bisogna cedere, fin dall’inizio della gestione del grande evento, alle logiche partitocratiche tradizionali.

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